Macchiarelli: “Soprattuto grazie all’Italia sono arrivato qui”

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Macchiarelli, vincitore per la categoria “Finanza e Servizi” del Young Talent Award, si racconta in un’intervista. Tra importanza dell’italianità all’estero e temi di attualità economico, passando per i consigli all’ambizioso capitale umano del nostro paese.
Macchiarelli, vincitore per la categoria “Finanza e Servizi” del Young Talent Award, si racconta in un’intervista. Tra importanza dell’italianità all’estero e temi di attualità economico, passando per i consigli all’ambizioso capitale umano del nostro paese.

Intervista al Dr. Macchiarelli: “È giusto avere una formazione internazionale, ma non dimentichiamoci che siamo capitale umano per l’Italia.”

È un premio per tutti noi, per la ripartenza. È questo lo spirito dietro alla premiazione di quattro giovani talenti selezionati negli ultimi Talented Young Italians Awards 2020.

Questo premio, giunto già alla sua settima edizione, è stato celebrato lo scorso giugno alla Italian Chamber of Commerce and Industry for the UK, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Londra.

Gli Awards celebrano gli italiani che si danno da fare in ogni settore, andando contro corrente nel tentativo di mantenere una connessione con l’Italia in questo mondo post-Brexit. Le categorie individuate sono finanza e servizi, industria e commercio, ricerca ed innovazione, media e comunicazione ed infine beneficienza.

Macchiarelli, il vincitore nella categoria “Finanza e Servizi”

Un curriculum da fare impressione solo a vederlo. Figuriamoci se poi si considera la giovane età di chi si ha di fronte. Il professor Macchiarelli, originario di Torino, difatti può contare su tante e prestigiose esperienze che lo hanno portato a ricevere il prestigioso premio Young Talent Award per la categoria “Finanza e Servizi”.

Un PhD a Torino, poi la summer school Copenaghen per studiare le serie storiche: da lì, è iniziato il suo viaggio in giro per il mondo. Un tirocinio per il Fondo Monetario Internazionale, la posizione come trainee alla Banca Centrale Europea, prima di diventare economista e consulente per la stessa BCE e studente di postdottorato presso la London School of Economics. Ha lavorato anche come esperto di poltica monetaria per il Parlamento europeo; è attualmente Manager per la Ricerca sulla Macroeconomia Globale presso l’Istituto Britannico per la Ricerca Sociale ed Economica(NIESR).

Insieme alle prestigiose esperienze in campo economico, sul curriculum il giovane Dott. Macchiarelli può vantare i nomi di prestigiosi atenei tra cui la London School of Economics (dove è attualmente visiting fellow nel dipartimento di Economia politica europea); la New York University (professore per il corso di Economia Politica e Business); la celebre Harvard University, dove ha avuto modo di essere visiting scholar nel 2019.

Esperienze e curriculum accademico, ma sopratutto la passione per l’economia. Innumerevoli pubblicazioni all’attivo che gli hanno valso quasi 500 citazioni fino ad oggi, ed un libro uscito recentemente in cui si parla di BCE – sotto la presidenza Draghi – e crisi finanziaria, oltre che populismo.

L’italianità nel mondo e l’importanza di avere una visione globale

Un PhD a Torino, Internship al Fondo Monetario Internazionale, visiting fellow ad Harvard ed LSE: insomma, un curriculum strabiliante e non c’è da sorprendersi che l’abbia portata a questo premio. Da dove nasce una carriera così internazionale? Perché l’allontanamento dall’Italia?

Come per qualsiasi italiano che si sposta all’estero, l’Italia rimane sempre nel cuore. Ho ancora un forte cordone ombelicale che mi tiene legato all’Italia, dove ho fatto la maggior parte degli studi: dalla laurea triennale al dottorato, tutti a Torino. La carriera internazionale nasce da una curiosità di fondo rispetto ad alcune tematiche specifiche con le quali mi ero già confrontato durante il dottorato: in particolare, l’econometria delle serie storiche. Questa mia passione mi ha portato ad una summer school a Copenaghen, poi rivelatasi trampolino di lancio per altre esperienze internazionali: in America, al Fondo Monetario Internazionale e poi alla Banca Centrale Europea.

Questo però non significa che l’Italia non sia ricca di opportunità. Ecco perché il legame con la patria rimane per me molto forte: ad esempio, io sono affiliato al nuovo Centro di Studi Europei di Milano Bicocca, fellow al Centro di Rimini per Times Series Analysis e – quando posso – non manco di collaborare con colleghi italiani oltre che università e istituzioni”.

Nel premiarla, il Dott. Rosa ha parlato di “dimostrazione di cosa il talento italiano può raggiungere nel mondo”. Questo mi porta a chiedere: quanto, dei suoi traguardi, è merito dell’italianità che porta?

Ottima domanda. Sicuramente la maggior parte dei meriti che ho raggiunto li devo al sistema universitario italiano, dove ho fatto tutto il percorso di studi. La formazione di base è di impronta italiana: rigore, disciplina, creatività sono tutti elementi che ci contraddistinguono. 

Come italiani nel mondo siamo molto bravi ad esportare eccellenza, in molti settori: moda, meccatronica, ingegneria di precisione, tessile, design, oltre che la gastronomia – sorride perché siamo davanti ad Eataly. Sicuramente l’Italia ha molti fiori all’occhiello. È pur vero che talvolta, quando ci si presenta all’estero come italiano, bisogna combattere con alcuni stereotipi. Però c’è sempre molto apprezzamento per il talento italiano. Insomma, mi sento di attribuire molto alla mia italianità“.

Draghi, Covid, inflazione e finanza: cosa succede?

Di recente è uscito il suo libro “The European Central Bank between the Financial Crisis and Populisms”. Quanto è ancora viva la minaccia del populismo in Europa?

Quando abbiamo pensato all’impostazione del libro, erano tempi diversi. Si tratta di un libro concepito quasi tre anni fa: all’epoca la minaccia del populismo era molto forte in Europa. Si trattava di un’Unione Europea diversa in cui c’era molto scetticismo, rispetto a temi come mutualizzazione di debito e rischio. 

Quando il libro è stato scritto in prima battuta (pubblicato a settembre 2020 ndr), non avremmo mai immaginato che di li a poco ci sarebbe stata la pandemia Covid-19. La pandemia ha rimescolato le carte del populismo in Europa, creando l’effetto di rallying-around-the-flag-effect. Se da un lato ha rafforzato alcuni temi nazionalistici (come con la distribuzione dei vaccini), dall’altro ha indebolito alcune spinte centrifughe in Europa. Credo questo sia dovuto alla natura di fenice della stessa Europa, sempre pronta a reinventarsi e riproporsi dopo i momenti di crisi. 

Dopo le prime fasi della pandemia (in cui gli stati membri erano solo disposti al rischio mutuale tramite il bilancio della Banca Centrale Europea) poi siamo arrivati al Recovery and Resilience Fund, mossa che ha sorpreso molti: approvata against-all-the-odds, come direbbero gli inglesi. [Il Recovery Fund ha rappresentato una] spinta molto forte che ha cementato la fiducia nelle istituzioni europee: l’Europa rappresenta un sistema di governance sovranazionale che può, oltre che deve, fungere da scudo rispetto a shock esterni come quello della pandemia.

Il populismo è sicuramente indebolito, lo si vede dalla nomina di Draghi in Italia: riconosciuto oggi come l’uomo che ha – di fatto – salvato l’area Euro. Una segnale molto folte, anche di risposta alla maggioranza populista che ha governato l’Italia fino a poco tempo fa. 

Ovviamente, ci sono ancora molte tematiche irrisolte: tra tutte la disuguaglianza economica (nazionale ed internazionale) così come le crisi migratorie. I populismi in Europa hanno ancora qualcosa su cui battere “.

Nel suo libro analizza l’operato della presidenza Draghi alla ECB. A tal proposito, quanto è importante la figura dell’attuale premier italiano in Europa, soprattutto a fronte dell’imminente uscita di scena di Angela Merkel? È il momento per l’Italia di fare un passo in avanti?

Sicuramente l’Italia ha le possibilità di avere un ruolo più preminente in Europa e dovrebbe averlo. Il ruolo di Draghi è stato fondamentale innanzitutto nel supportare l’Italia in un momento così critico. Certo è che l’ex presidente della BCE ha in Italia un ruolo diverso da quello – ad esempio – di Mario Monti all’epoca della crisi del debito sovrano.

Ricordo in un sua intervista, quando ancora lavoravo alla BCE: diceva che la prima cosa che fa al mattino è guardare i mercati finanziari. Questo la dice lunga sulla sua attenzione ai loro movimenti ed il tipo di uomo che è Draghi, consapevole delle implicazioni del ciclo finanziario sull’economia reale

Per quanto riguarda le dinamiche europee, il fatto che Angela Merkel non sarà più cancelliere tedesco rappresenta una sfida per l’Europa vista l’importanza della sua figura negli ultimi sedici anni. Per quanto l’asse franco-tedesco abbia avuto storicamente un ruolo di locomotiva europea, ora si può lasciare spazio anche ad altri paesi prima ‘marginalizzati’. Insomma, è una grande opportunità per l’Italia e per l’Europa.“.

Lunedì le borse del mondo hanno registrato quello che molti hanno azzardato a chiamare il “Lunedì nero”. Il pubblico ha risposto male alle pressioni del preannunciato Tapering, della crisi Evergrande e soprattutto circa l’inflazione, un tema da lei recentemente trattato in merito al Recovery Plan: quali sono i rischi a cui l’Italia e l’EU vanno in contro?

“Allo stato attuale, l’inflazione rappresenta un grosso rischio per gli Stati Uniti e per il Regno Unito. Ci sono vari fattori che spiegano perché negli States ci sia un rischio maggiore. Sul lato della domanda, lo stimolo di Biden ha significato aumento dei consumi anche per famiglie sotto la soglia di reddito minimo. Sul lato dell’offerta, impedimenti alle catene produttive globali dettate dal Covid sono quelli più importanti, oltre che l’aumento dei prezzi energetici.

Al momento, tutti gli occhi sono puntati sull’aumento dell’inflazione che oramai sappiamo ci sarà in UK e US: ora bisogna capire quanto durerà e quanto le aspettative di inflazione si accumuleranno. Questo dipenderà molto dalla risposta generale, di famiglie e operatori finanziari, oltre che da come si comporteranno le banche centrali.

Allo stato attuale, nell’Eurozona ci sono aspetti diversi rispetto a UK e US. In primo luogo, per via della diversa misura degli stimoli fiscali nazionali, più limitati. In seconda battuta, la grossa spesa del Recovery Fund è per lo più mirata a obiettivi di lungo periodo. Ci sono tutta una serie di investimenti che aumenteranno la confidenza (faranno da effetto volano) anche sulla crescita dell’anno corrente: gli effetti, però, sono per lo più attesi sullo sviluppo potenziale nel lungo termine.

Nel Recovery Plan non ci sono sussidi diretti alle famiglie come nello stimolo americano. Il rischio che l’economia si surriscaldi è sicuramente minore. D’altronde, esistono forti divergenze nelle economie dell’Eurozona che non sono diminuite. Il problema reale dell’inflazione rimane quindi in America ed in Gran Bretagna. In ogni caso, tutto dipenderà da come si muoveranno gli indici di prezzo al consumo nei prossimi trimestri”.

Macchiarelli: l’importanza della ricerca ed i suoi consigli

Tornando al Young Talent Award: che effetto fa ricevere questo premio in questo momento storico?

Ovviamente mi ha fatto molto piacere. Soprattutto, è stato molto bello ricevere il premio di persona, essere lì a parlare dell’italianità nel mondo davanti ad un pubblico.

Il premio ha sicuramente una connotazione particolare. Questo è specialmente vero nella categoria “Finanza e Servizi”  poiché abbiamo molti punti di domanda. Come si sono mossi i mercati finanziari rispetto alla pandemia Covid? Come si muoveranno quando si penserà ad un’uscita dalle attuali politiche monetarie di aumentato dei bilanci delle banche? Le banche centrali hanno iniettato liquidità per gli ultimi 10 anni nell’economia. Qualsiasi fluttuazione nei tassi di interesse oggi è significativa.

Il riconoscimento dei miei sforzi in questo campo non può che farmi piacere. Come dicevo nel discorso di accettazione, questo è un lavoro che è diventato molto difficile recentemente vista l’incertezza e la volatilita’ dei mercati. Allo stesso tempo, però, regala ampi spazi per esplorare le dinamiche attuali. Essere premiato su queste tematiche in questo momento storico è un onore”.

Dr. Macchiarelli, lei è “ufficialmente” un talento italiano adesso. A fronte della sua esperienza, cosa si sente di consigliare a chi, come lei, ha forti ambizioni accademiche? Quanto è necessario uscire dall’Italia per fare esperienza? 

Cosa mi sento di consigliare? Sicuramente l’Italia è il punto di partenza per tutti gli italiani, sia che decidano di restare in patria o di muoversi all’estero. È pur vero che il nostro paese non deve continuare a perdere capitale umano. Andar via senza dare nulla indietro fa perdere tanto al nostro paese.

È giusto voler avere una visione globale e avere una formazione internazionale. Quello che consiglio è di non perdere di vista l’investimento che l’Italia ha fatto su di noi. È giusto ripagare questi investimenti con contributi socialieconomiciintellettuali.

Italianità e talento italiano sono molto apprezzati all’estero: abbiamo competenze spendibili in molti settori. Dobbiamo tenere a mente che rappresentiamo capitale umano ed il futuro dell’Italia dipende anche da noi italiani all’estero.”

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