Gastrodiplomacy: Cucina as soft power

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La conversazione in occasione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo 2021 tra lo storico David Ellwood e l’antropologa Sara Marino, organizzata dall’Italian Cultural Institute di Londra.

In occasione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo 2021, l’ICI di Londra ha organizzato una conversazione tra lo storico David Ellwood e l’antropologa Sara Marino sulla cucina come soft power, sottolineandone il valore identificativo per le comunità italiane all’estero.

Il tema della settimana della cucina italiana nel mondo 2021 è Tradition and perspectives of Italian cuisine: the awareness and enhanced appreciation of food sustainability,  che tenta di conciliare la tradizione culinaria italiana con un futuro più innovativo e sostenibile.

Gastrodiplomacy: cucina as soft power

Ad aprire dopo l’intervento iniziale della direttrice dell’ICI Katia Pizzi è proprio lo storico, che si sofferma sul termine Gastrodiplomacy. Coniato per indicare l’utilizzo della cucina come soft power, gastrodiplomazia viene utilizzato come concetto per la prima volta nell’incontro al Nomisma di Bologna nel 2016 che ha seguito l’Expo del 2015. Al think-tank erano presenti diplomatici dalla Francia, Giappone, e persino Perù, tutti alla ricerca del modo migliore per valorizzare il patrimonio di cibo e vino italiano all’estero.

A seguire Sara Marino, professoressa al London College of Communication, ha condiviso alcuni risultati della sua ricerca sul valore del cibo nella cultura italiana. L’importanza del pranzo e ancor più della cena come momento di condivisione con la propria famiglia ad esempio, che una volta trasferiti all’estero si sposta in videochiamata. Oppure il tempo che dedichiamo a cucinare, scegliendo ingredienti freschi e non processati.

Gli italiani hanno più interesse per il cibo, perché ci ricorda la famiglia, e casa“, ha dichiarato S., una studentessa dalla Calabria parte degli studi della Marino. La condivisione di queste esperienze crea un codice culturale e linguistico, che non solo rafforza un senso di identità ma anche di appartenenza alla comunità di italiani all’estero. “A culinary transnational territory” rappresenta proprio lo spazio in cui questa condivisione avviene, ovunque ci si trovi nel mondo.

Un contributo prezioso all’evento anche da altri due relatori d’eccezione: Piero Cannizzaro, direttore del documentario Cibo dell’anima, e di Sabine Stevenson della Antonio Carluccio Foundation.

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