Edinburgh Fringe Festival, l’italia brilla con la Asquino e Sedda

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Anche l’Italia ha brillato all’Edinburgh Fringe Festival 2025 con gli show “C’èst moi” di Giulia Asquino e “Choin” di Mattia Sedda.

Edinburgh Fringe Festival, l’italia brilla con la Asquino e Sedda

Edinburgh Fringe Festival 2025 è stato, come sempre, un appuntamento culturale importante, che ha portato anche quest’anno nel capoluogo scozzese tanti artisti, di diversa provenienza geografica, background e tipologia artistica.

Anche l’Italia quest’anno ha brillato nell’Agosto scozzese. Tra gli artisti italo-britannici presenti al Festival quest’anno, due amici del nostro magazine hanno portato il loro talento, le loro scelte artistiche, la loro internazionalità sui palchi del Fringe 2025Giulia Asquino, da Roma, e Mattia Sedda, da Villacidro, località del Sud Sardegna. Attrice, cantante, ballerina con studi americani la prima, stand-up comedian di razza con preparazione nelll’arte clown il secondo.

Entrambi, nel corso degli anni, hanno fatto conoscere il proprio talento artistico a Londra. Solo per citare i loro lavori di quest’anno: Giulia con la pièce teatrale “C’est Moi”, viaggio attraverso identità, radici ed esplorazione del sé, che inizia come un omaggio a Édith Piaf (personaggio iconico nell’arte di Giulia) e si trasforma in una profonda riflessione personale;

Mattia con il suo show comico Choin, che è riuscito a catturare il pubblico più insospettabile con la sua verve, la sua irriverenza, il suo talento comico.

Il Fringe è passato da un po’ e abbiamo raggiunto sia Giulia che Mattia per farci raccontare da loro non solo com’è andata a Edimburgo, ma anche le sensazioni che ne hanno ricavato proprio a livello di esperienza personale in base all’impatto che le loro performance hanno avuto sul pubblico.

Giulia Asquino, “C’èst moi” anche a Edimburgo

Giulia Asquino (ph. credits Greta La Rosa).
Giulia Asquino (ph. credits Greta La Rosa).

Giulia Asquino ha portato in scena la sua C’Est Moi al Ghillie-Dhu dal 14 al 25 Agosto, sei serate di performance partite quasi in sordina ed esplose in fase finale, quando la curiosità del pubblico ha creato momenti spontanei e non programmati di Q&A con la protagonista. Che ci rivela quanto, spesso, anche la scelta della location sia determinante per un’affluenza di pubblico discretamente buona.

Il Ghillie-Dhu – racconta Giulia – è un piccolo teatro, ma in realtà anche un pub, come la maggior parte dei teatri in Inghilterra. Un posto dove la gente va per bere, mangiare, e nel frattempo ti segue. Quindi anche lo spettatore che magari può apparire meno interessato, poi invece viene tirato dentro e quindi, pur bevendosi la sua birra, comunque ti segue. Anche se in realtà il locale dove si mangia è al piano inferiore, loro hanno un piccolo auditorio al piano superiore. Ma comunque c’è gente, quindi quando si fa il volantinaggio anche solo all’interno del locale, ovviamente la gente arriva”.

Inevitabile curosità: tra artisti italiani presenti ci si è incrociati, in qualche modo?

Ho visto in giro un paio di locandine – continua Giulia – quelle di un comico italiano, Mattia Sedda. Però non l’ho incontrato. Ma il suo show iniziava alle undici e mezza di sera, purtroppo, gli spettacoli comici in realtà iniziano sempre molto tardi”.

Giulia è andata on stage all’una e mezza di pomeriggio. Una diversa tipologia di piece. Con quale tipo di pubblico seduto in platea?

Una delle audience più belle che abbia mai avuto. Erano proprio interessati. Cioè, alla fine dello spettacolo il novanta per cento delle volte c’era qualcuno che mi chiedeva come è nato questo mio lavoro, perché la scelta della Piaf. Fondamentalmente curiosi anche di conoscere il percorso che c’è stato per arrivare a scrivere una cosa del genere. Il pubblico mi ha detto anche delle cose che mi hanno colpita. C’è stata un’insegnante di recitazione di York che alla fine mi ha detto ‘hai una voce molto potente’. E non solo in senso canoro, ma anche per quello che dicevo.

Tanti mi hanno anche detto che ero coraggiosa a tirare fuori certi argomenti o comunque a parlare di determinate cose. Ho tratto molta più forza e introspezione dalle loro parole, che non dall’andare solo sul palco. Ho sentito tanto dal pubblico che aveva proprio scelto di venirmi a vedere, perché non avevo una pubblicità aggressiva. Veramente una bella esperienza. Anzitutto sotto il profilo umano. Per me un’esperienza da fare, un vero e proprio viaggio interiore”.

Mattia Sedda al Fringe, divertirsi e far divertire

Mattia Sedda (Oh. credits M. Sedda).
Mattia Sedda (Oh. credits M. Sedda).

Mattia Sedda ha trascorso a Edimburgo un paio di settimane, ha lavorato al Fringe come assistente di produzione e al contempo ha portato il suo show Choin per cinque sere al Banshee Labyrinth, una vènue del Cinema Room.

Lo spettacolo è andato on stage dal 10 al 14 Agosto, alle 23.25. Un orario particolare, scelto volentieri da chi nelle sere d’estate preferisce rilassarsi con una performance divertente, magari a tratti anche un po’ spiazzante.

Come ci ha spiegato Mattia, che all’Endinburgh Fringe Festival è di casa, nel Regno Unito, come negli Stati Uniti, lo stand-up è un genere che puoi vendere. E che vale sempre la pena di portare su un palco, anche prestigioso, come il Fringe scozzese di quest’anno.

Per me quella del Fringe è un’esperienza che è valsa la pena di fare tutte le volte che ci sono andato, perché ho fatto un training. Quest’anno ci sono tornato, ho imparato cose, le persone mi hanno riconosciuto, il che aiuta, però se si pensa – come molti pensano – di aver successo andando al Fringe, di iniziare la carriera al Fringe, io credo ci si sbagli.

L’ideale è andare lì per divertirsi, se uno va lì per divertirsi, allora diventa turismo teatrale, come lo chiamo io. Invece di andare in vacanza, vai lì e ti diverti, fai il tuo spettacolo, senza tutto il carico di tensione, che normalmente, facendo uno spettacolo, comunque c’è sempre. Si creano inevitabilmente delle aspettative, come fosse un grande sogno americano”.

Ma tu, fondamentalmente, al Fringe di Edimburgo ti sei divertito?

Assolutamente sì, per me è andata bene, stavo lavorando e potevo assistere agli altri show gratis, perché mi hanno dato i pass, grazie al cielo. Ho fatto cinque spettacoli, era sempre pieno, mi sono divertito”.

Un’esperienza positiva quindi anche quella di Mattia, che dopo l’esperienza di Edimburgo è partito alla volta di Barcellona, per una nuova esperienza professionale e personale.

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