Beatrice Limonti, la violinista che a Londra esplora il crossover tra generi

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Beatrice Limonti.
Beatrice Limonti.

Intervista a Beatrice Limonti, violinista che a Londra studia e suona l’improvvisazione e il crossover tra i generi, i gruppi, e le esperienze musicali.

Beatrice Limonti, la violinista che a Londra esplora il crossover tra generi

Beatrice Limonti, violinista. Ma non solo. L’abbiamo incontrata per la prima volta nell’estate 2024, quando con i colleghi musicisti Asia Bonuccelli e Antonio Morabito, ha fondato e presentato pubblicamente il Progetto BriosOrchestra. La ritroviamo adesso, con tanti successi alle spalle, e tanti che l’aspettano nell’anno iniziato da poco.

Beatrice, che ama incontrare generi musicali diversi, creare, improvvisare, condividere, collaborare, fare da crossover tra classico e moderno, che su Instagram conta 32.500 follower, il primo successo di quest’anno l’ha conseguito un sabato di Gennaio, e non si tratta di un successo artistico, per una volta, bensì del coronamento di un sogno personale, il più importante. E’ convolata a nozze con Corrado Cozza, video creator molto popolare nel suo settore (DadoBax su Youtube e DadoBax su Instagram, dove al momento in cui scriviamo può vantare rispettivamente 183.000 iscritti e 15.100 follower), prima di tornare a Londra e ai suoi progetti artistici.

Prima delle nozze, tra i tanti appuntamenti importanti, l’assegnazione di un Award da parte de Il Circolo London per il suo impegno artistico e culturale; poi un concerto di Capodanno nella sua terra d’origine, la Calabria, a Castrovillari, insieme ai musicisti Roy Panebianco e Camillo Maffia (con i quali forma il Trio Magaria), in un mix di Tango Nuevo, Valse Française e Fusion Jazz.

Dopo le nozze e il ritorno a Londra, una performance con Michael Amadi leader di OneOrchestra al Velvet Bar del Corinthia Hotel London (anche in questo caso un amabile mix di pop e jazz). Quindi una serata di gala dedicata al fashion italiano promossa da Littel Italy in Uk, la Italian London Fashion Show 2025 presso il Carlton Club di Londra che Beatrice e Ciro Patrick Castello (insieme sono il Molto Soul Duo) hanno impreziosito con la loro performance.

E infine, altri due appuntamenti di inizio Marzo, un Chamber music charity concert insieme agli altri co-fondatori originali di BriosOrchestra, Antonio Morabito e Asia Bonuccelli, e poi, insieme allo stesso Morabito, una performance presso il Cadogan Belmond Hotel di Londra.

Beatrice Limonti racconta la sua Londra tra lo studio e i concerti

Ci siamo fatti raccontare direttamente da lei questo momento d’oro, personale e professionale.

Beatrice, facciamo un piccolo passo indietro e parliamo anzitutto dello scolarship de Il Circolo. Com’è andata?

“E’ andata alla grande, è stato un aiuto essenziale poiché a settembre sono entrata per un postgraduate di jazz e crossover alla London Performing Music Academy. Quindi è stata un’occasione bellissima che mi ha permesso di continuare i miei studi sotto la guida di un grande della musica: Geoff Westley.

Io con lui già avevo avuto una prima esperienza nel 2016 durante un festival che si chiama “Suoni” nella mia città natale, Castrovillari. E poi siamo sempre rimasti in contatto.

Dopodiché non ci siamo più visti perché ho dovuto convertire il mio Global Talent Visa. Quindi il 2023 l’ho passato interamente in Italia. Poi finalmente a Febbraio 2024 ho avuto di nuovo il mio Global Talent Visa e sono tornata in UK.

Dopo essermi un po’ risistemata a livello burocratico ho fatto questa audizione, ponendomi delle aspettative. Lì ho trovato due maestri. Uno è Omar Puente, maestro cubano di Violino Jazz. Con lui ho approfondito molto sia la musica cubana che il fusion jazz. L’altro è appunto Geoff Westley con cui ho praticamente esplorato l’improvvisazione. Il fatto che ci fossero entrambi nello stesso corso di post-graduate mi ha spinta ad andare a fare questa audizione preparata.

Il corso è iniziato a Settembre ed è ripreso a Febbraio. Un’avventura fantastica, l’esperienza con Geoff è qualcosa di enorme. Lui ha creato musiche per Lucio Battisti, per Claudio Baglioni (con il quale ancora collabora a stretto contatto).

Il Circolo quindi mi ha aiutata molto per proseguire i miei studi con questa borsa di studio (lo scolarship, n.d.r.) presso la London Performing Music Academy”.

Il dialogo all’interno della musica, dalla scholarship al post-graduate

Il tema con cui sei riuscita a conseguire questo scolarship come l’hai scelto?

“Il tema che ho scelto é proprio il dialogo all’interno della musica, su questo verteva l’essay che ho creato. E’ proprio il creare, tramite la musica, tramite le note, questo dialogo profondo tra l’audience, il pubblico, e chi è sul palco, chi produce musica.

Da sempre, sin da quando ho iniziato a suonare, credo che la musica possa trasmettere, possa emozionare, possa creare questa forma di dialogo in cui la parola, il verbo non serve. Quindi stiamo parlando più che altro di musica strumentale, perché alla fine il violino è uno strumento, non è, insomma, voce.

Ecco, questo è stato uno dei punti focali del mio crescere musicalmente. Quello di non vincolarmi solo ad un genere musicale (poiché spesso il violino viene associato alla musica classica) ma quello di sperimentare e scoprire le varie potenzialità di questo strumento.

È stato proprio questo il punto focale anche del mio post-graduate, con Geoff c’è stato questo punto di incontro. Che è proprio quello a cui miravo, nel senso che il crossover che vuole Geoff è proprio il non limitarsi, ma sperimentare con il proprio strumento. E io credo che questa sia la chiave per la musica odierna e futura.

Quindi l’aver ricevuto questo riconoscimento dal Circolo non solo mi permette di sperimentare ancora di più e di completare il mio percorso musicale, bensì allo stesso tempo mi gratifica. Perché ricevere questo premio dopo un essay in cui parlo proprio del dialogo che il mio strumento fa, nella musica, è come un credere in me.

È un credere nelle mie potenzialità. Che non si limitano solo all’eseguire, ma al trasmettere. Perché ci sono tanti esecutori, ma pochi riescono a estraniarsi dalla partitura. Pochi riescono a trasmettere al pubblico. Si mira molto al virtuosismo, al virtuosismo paganiniano. Ma alla fine il rischio è quello di diventare dei robot che non trasmettono nulla. Invece il purpose del corso é proprio quello di come comunicare le nostre lezioni.

In che modo quindi?

“Creando dal nulla. Per esempio, Geoff ha registrato un intero album dal nulla, nel senso che non ha scritto nulla prima, su partitura. In una stanza da solo, ha iniziato a comporre. Lui al piano, telefono chiuso, ha chiuso gli occhi e le dita si sono mosse da sole. Ecco, per me questa è arte.

E con lui facciamo proprio questo tipo di lezioni. Tutto parte da una nota: lui propone, io rispondo, è un dare e ricevere e si crea dal nulla. Questo è stato per me un trovarmi a casa, trovarmi nella mia dimensione a livello musicale.

E’ un qualcosa che consiglierei anche a tanti che si fermano purtroppo all’esecuzione di qualcosa di già scritto. E magari non sanno neanche per cosa è scritto. Ma è un’urgenza che dipende, secondo me, anche dall’unicità della persona anzitutto, e poi dell’artista. Non è una cosa semplice”.

Magaria, un trio che unisce persone, stili e strumenti diversi per sperimentare e creare magia

Facciamo un salto al concerto di Capodanno che hai fatto nella tua città. Come è andata?

“Una cosa bellissima, pazzesca, perché da tantissimo tempo sognavo di unire vari generi, vari strumenti e vari musicisti che provengono da mondi diversi.

Avevo Roy Panebianco, chitarrista e compositore che suona anche con Martha High & The Soul Cookers. Nel blues lui ha un approccio molto jazzistico: durante la performance creava dei tappeti sonori in cui poi andava a improvvisare.

L’altro musicista è Camillo Maffia, fisarmonicista e bandoneonista, specializzato in valse francese, tango argentino, classico e tango nuevo (il tango di Piazzolla).

Abbiamo chiamato la nostra unione Trio Magaria: la magaria da noi è la magia.

Magari facevamo un libertango che sembrava un libertango ma in realtà era un’improvvisazione sul libertango e da questa improvvisazione nasceva un nuovo brano. Abbiamo sperimentato tanto.

E la sperimentazione ha vinto anche in questo caso, c’è stato il sold out al Circolo Cittadino di Castrovillari. Siamo davvero soddisfatti e vorrei portare il Trio a Londra per un concerto, anche in base agli impegni futuri dei miei colleghi”.

Non è stato quindi il classico concerto che ci si immagina da una violinista classica…

“… Con pezzi classici come l’Eine Kleine Nachtmusik di Mozart o il Bolero di Ravel. Io suono quelle cose solo in orchestra, non mi definirei violinista classica.

Già in generale non mi piace stereotipare, nel senso che la musica è così bella che a parer mio è sbagliato catalogare perché, sai, tanti violinisti, e in generale tanti musicisti, si fermano solo agli stereotipi di un genere musicale.

La cosa che Londra mi ha regalato è stata proprio la versatilità di genere. Nel senso che una sera io eseguo una performance classica con un’orchestra, un’altra sera suono tango jazz, un’altra sera suono pop, un’altra sera suono soul, un’altra sera suono R&B e magari il pomeriggio ho fatto le prove di musica classica.

Il Regno Unito, in generale, offre quella versatilità che in Italia mi mancava. Londra mi ha dato questo tappeto di colori che aspettavo da tanto, e con Geoff lo sto sperimentando sempre di più”.

Cos’altro riserva il 2025 a Beatrice Limonti?

“Sto approfondendo la parte social, sto lavorando molto su Instagram, collaborando con dei brand che trattano prodotti per musicisti e non solo, come ad esempio Gewa Music, Bam Cases e Gear4Music UK, e spesso offro performance anche nei loro eventi, ad esempio l’anno scorso è stato così per Pirastro, quindi insomma la parte social la sto curando anche per far scoprire i nuovi generi ai vari musicisti.

Spero che il 2025 mi porti comunque tanti concerti, vorrei anche portare sul palco la mia esperienza come improvvisatrice, quindi la mia esperienza di crossover, sono già in contatto con varie realtà e spero di definirla al più presto per portare sui vari palchi del Regno Unito quell’esperienza di creazione di cui ti ho parlato prima e che sto approfondendo con Geoff.

Il concerto di Capodanno a Castrovillari è stato un esperimento ben riuscito in Italia, quindi sono sicura che nel Regno Unito, una volta che avrò conferma da questi contatti, la cosa sarà molto apprezzata allo stesso modo”.

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