Abbattiamo le barriere con l’arte al Crip Art Spazio di Venezia

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Crip Art Spazio (copyright www.creavenice.com)
Crip Art Spazio (copyright www.creavenice.com)

Enormi striscioni di protesta, fumetti, film, fotografie, tutto grida al Crip Power.

Il ‘Crip Arte Spazio’ è il padiglione dedicato alla disabilità e organizzato da Shape Arts per la Biennale di Venezia di quest’anno. Uno spazio dove artiste e artisti disabili mostrano con forza le loro opere attraverso differenti linguaggi artistici.

L’aggettivo “crip”, e’ una parola che in inglese indica una persona disabile, talvolta utilizzato come dispregiativo, ma che ora è stato riconquistato con determinazione

L’aggettivo “crip”, e’ una parola che in inglese indica una persona disabile, talvolta utilizzato come dispregiativo, ma che ora è stato riconquistato con determinazione, come del resto si rivendica ”lo spazio” nella connotazione più generale del termine.

Social Model of Disability: un approccio sociale alla disabilità che sottolinea come le barriere presenti siano create dalla società stessa

Crip Arte Spazio (copyright www.shapearts.org.uk)
Crip Arte Spazio (copyright www.shapearts.org.uk)

Il ‘Crip Arte Spazio’, visitabile fino al 30 Novembre 2024 presso CREA Cantieri del Contemporaneo, rientra ne l più ampio Disability Arts Movement, sviluppatosi nel Regno Unito negli anni ’70, che ha allineato creatività e attivismo come strumenti per la campagna dei diritti civili delle persone disabili. Alla base di questa rivoluzione artistica c’è il Social Model of Disability: un approccio appunto sociale alla disabilità che sottolinea come le barriere presenti siano create dalla società stessa. Riconoscere e rimuovere queste barriere crea uguaglianza e offre più indipendenza, scelta e controllo alle persone disabili. È dunque dovere di tutte e tutti combattere affinché vengano eliminate.

Abbracciando in toto la causa, ho lavorato per rintracciare, con l’appoggio della redazione, David Hevey, Curatore e Direttore Creativo di Shape Arts.

Di seguito l’intervista che vi invito, care lettrici e cari lettori, a condividere per sensibilizzare e rendere consapevoli più persone possibili.

David, grazie mille per aver accettato al nostro invito. Vorrei cominciare dal chiederti come influisce la tua esperienza con il Disability Arts Movement nel modo in cui organizzi mostre come “Crip Arte Spazio”, e promuovi i diritti delle persone con disabilità attraverso l’arte?

Sono coinvolto nel Disability Arts Movement (DAM) da decenni, ero attivo già dai primi tempi quando era strettamente legato al Disability Arts Movement nel Regno Unito e alla lotta per i diritti e per la visibilità. Come Curatore e Direttore Creativo volevo riportare quella vibrante energia di resistenza che ho sentito e visto in passato, perché penso che proprio quell’energia sia assolutamente vitale, e che i nativi digitali stessi la possano apprezzare, poiché anche loro ora devono affrontare sempre più barriere.

Puoi parlarci di come i tuoi diversi interessi e progetti, come la realizzazione di film o l’attivismo stesso, si sposano quando lavori a progetti come “Crip Arte Spazio”?

Sono un grande fan della “narrazione completa”, quindi utilizzo tutti i modelli contemporanei di narrazione, dai film ai romanzi grafici, e mi servo delle ”forze sociali” più ampie per combinare tutto questo. Deriva dalla mia formazione generale come attivista-creativo.

Sono le esperienze vissute e i vasti approcci estetici che mi aiutano a raccontare storie più ampie a pubblici diversi

Ti consideri un multipotenziale?

Sì, mi considero un polimatico e penso che ci siano connessioni essenziali tra tutte le forme di espressive che amo esplorare, dal cinema alla direzione creativa. La mia prospettiva deriva anche dall’esperienza vissuta come persona disabile di lunga data, che proviene da una classe sociale a basso reddito, ed è parte di una famiglia di immigrati di prima generazione. Quindi, sono le esperienze vissute e i vasti approcci estetici che mi aiutano a raccontare storie più ampie a pubblici diversi.

Quali sfide affronti nel tuo lavoro, specialmente quando si tratta di fondere arte, attivismo e giustizia sociale in progetti come “Crip Arte Spazio”?

Bisogna rimanere dalla parte giusta della legge, quindi non possiamo finanziare direttamente la “politica diretta” ma possiamo raccontare la storia della politica attraverso il giusto contenuto – questa è una grande sfida. In generale poi, realizzare qualsiasi lavoro è difficile, realizzare un grande lavoro lo è ancora di più. Avere una squadra con te, quindi gli Shapers – coloro che lavorano con noi a Shape – è stato fondamentale per realizzare storie di grande impatto.

Crip Art Spazio (copyright www.creavenice.com)
Crip Art Spazio (copyright www.creavenice.com)

Cosa significa per te “crip art” e perché è importante per sfidare il modo in cui la società vede la disabilità?

“Crip” per me trasmette l’esperienza vissuta delle barriere e della disabilità, quindi mi piace come parola. Crip Art è arte allineata al movimento. E ”Spazio” è  la traduzione letterale del termine ”spazio” in italiano, ma gioca chiaramente anche sulle esperienze vissute e sul linguaggio abilista. Volevamo invece  cercare di creare uno spettacolo autentico e grandioso di ciò che il DAM era e continua ad essere!

Credo nei movimenti di persone e nei movimenti d’arte, piuttosto che nell’individuo borghese privilegiato

In che modo la tua esperienza personale con la disabilità influisce sulla tua convinzione dell’importanza di includere le voci dei disabili nel mondo dell’arte, come in “Crip Arte Spazio”?

Enormemente! Ho vissuto dentro la mia “crip”-ness per decenni ormai, quindi vedo tutto attraverso quella lente. E credo nei movimenti di persone e nei movimenti d’arte, piuttosto che nell’individuo borghese privilegiato, quindi questo lavoro mi viene naturale.

Come hanno risposto le persone a “Crip Arte Spazio” finora e cosa speri che raggiunga in termini di cambiamento nel modo in cui pensiamo alla disabilità nell’arte?

Ha ottenuto una buona copertura mediatica e finora ci sono stati migliaia di visitatori, quindi penso che abbia toccato un nervo scoperto. Penso anche che le persone apprezzino molto la campagna della mostra che incornicia l’arte e aiuta a interpretarla.

Sono previsti sviluppi, o progetti futuri che continueranno il lavoro di “Crip Arte Spazio” nella promozione dei diritti dei disabili?

 Sì, speriamo di portare avanti il franchise in tutto il mondo! Restate sintonizzati!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Silvia Pellegrino
Silvia è una scrittrice italiana, nata e cresciuta a Roma, e attualmente residente a Londra. Si è appassionata alla scrittura fin da quando era bambina, e ha iniziato a comporre poesie all'età di dieci anni. Cresciuta in una famiglia matriarcale, ha sviluppato un interesse per l'universo femminile, che ha ispirato il suo libro di racconti 'The Spoons'Tales'. Quest'ultimo, ancora in lavorazione, racconta le donne, indagando diversi temi: dalla sessualità al rapporto con il proprio corpo; dall'amore alla morte. Appassionata sia di letteratura che di cinema, ha scritto la sceneggiatura del cortometraggio di video-poesia 'The Molluscs Revenge', diretto e prodotto dalla società di produzione video @studio_capta, nel 2020. Silvia ha individuato nella videoarte e nella videopoesia il perfetto contenitore di contenuti dove far incontrare linguaggi diversi, percepiti come strumento di analisi interpretativa in grado di reificare le diverse sensibilità artistiche, trasformandole in immagini poetiche. Ha collaborato inoltre con il quotidiano nazionale online @larepubblica e la rivista @sentieriselvaggi scrivendo diversi articoli e recensioni cinematografiche dal 2012 al 2016. Nel 2020 il suo racconto “Una lupa mannara italiana a Londra” è stato uno dei vincitori del concorso di scrittura @IRSE RaccontaEstero.

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