Brexit e logistica; Poggio: “La tempesta perfetta”

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Brexit e logistica: la tempesta perfetta. Fuori l’ultimo episodio della serie di interviste a Giorgio Poggio, managing director di Aprile.
Brexit e logistica: la tempesta perfetta. Fuori l’ultimo episodio della serie di interviste a Giorgio Poggio, managing director di Aprile.

Ultimo episodio della serie interviste a Giorgio Poggio, managing director di Aprile. Si parla di Brexit e rapporti futuri tra UK ed Italia.

Questo articolo fa parte di una serie di tre interviste, gentilmente rilasciate dal managing director di Aprile, Giorgio Poggio. Trovate qui la prima e la seconda parte.

Poggio: “Brexit tempesta perfetta”

Quando si parla di logistica in Regno Unito, è impossibile non pensare alla Brexit. Quali sono gli effetti della Brexit nel settore della supply chain?

Diciamo che la Brexit, da sola in un mondo normale, avrebbe semplicemente aumentato la complessità, con 4 operazioni doganali ed un po’ di documentazione in più. All’interno di una “tempesta perfetta” invece è l’elemento che ha messo in ginocchio i trasporti tra Europa e Regno Unito. L’ incremento dei costi di trasporto con l’Europa è tra il 15% ed il 30% rispetto al 2019.

LBrexit ha evidenziato anche un problema strutturale: quello dei trasportatori.

Un esempio pratico. Immaginiamo io abbia un’azienda da 10 camionisti, di cui 4 dedicati ad i viaggi Italia-UK. Ognuno riesce a fare 4 viaggi, avanti e indietro, al mese. Oggi, con la Brexit, questi viaggi diventano 2, considerando tempistiche e complessità aggiunte. I costi del personale e degli assets mi dicono che è meglio dedicarmi ad altri mercati e abbandonare quello inglese. In molti hanno fatto questa scelta riducendo automaticamente la capacità in quel mercato ed aumentando i costi

La riduzione di capacità di carico percepita nel mercato Italia-Inghilterra è del -25%. Di nuovo, la logistica fa fatica a far fronte a quelle che sono le richieste del mercato. La Brexit, di per sé, non è nulla di troppo complicato. Semplicemente è stata creata una barriera doganale con facilitazioni daziarie per la merce Europea. Certo, è arrivata in un momento poco consono. Sono stati anche sfortunati gli inglesi.

Come ha impattato il referendum sulle relazioni commerciali tra UK ed Italia?

La bilancia dei pagamenti Italia-Inghilterra ha creato più danni a UK che all’Italia: loro hanno perso molto di più in termini di fatturato. Noi abbiamo perso solo il 6.1%, l’Inghilterra ha perso l’8.7%. Certo, c’è da considerare la pandemia, ma possiamo dire che il 6.1% è Covid; l’8.7% non è più solo Covid.

Per quanto riguarda il mio settore, più complessità c’è, più aumenta la curiosità e più c’è lavoro.

Un altro fattore degno di attenzione è il tasso di disoccupazione. Siamo in un mercato con tasso di disoccupazione pari al 2% reale.

Nel settore della ristorazione specialmente questo si fa sentire: è più difficile trovare personale, perché certi lavori gli inglesi non li vogliono fare. I datori di lavoro sono dunque costretti a sfruttare l’unico mezzo che hanno per attirare personale: aumentare gli stipendi. Il visto (ora necessario ndr), poi, comporta costi aggiuntivi e non sempre è facile da ottenere.

Rapporti futuri fra Italia e Regno Unito

Come prevede i rapporti futuri tra Italia e Regno Unito a seguito della Brexit? 

Io credo che l’Italia possa rappresentare un partner importante per UK. Un po’ perché tutto il Made in Italy piace ai britannici; dall’altra parte perché è un mercato che ha una presenza di italiani enorme (quasi 1 milione). Ci sono molti motivi per una partnership futura positiva. 

Nel lungo periodo, posso dire che l’Inghilterra sarà un paese in forte crescita. D’altronde, l’Inghilterra è un paese destinato a decollare. Nel mondo finanziario, per esempio, ha perso pochissimo (da poco, Londra ha ripreso il suo titolo di maggior centro finanziario in Europa, dopo averlo perso contro Amsterdam nella prima metà del 2021 ndr).

Come Direttore della Camera di Commercio Italiana nel Regno Unito invito tutti gli imprenditori ad iscriversi e unirsi per essere, insieme piu’ competitivi in questa Isola.

Chi si aspettava una debacle del Regno Unito, si è sbagliato. Non ha il fardello dell’Europa. Tutti i finanziamenti dell’Europa ora li prende da paesi terzi

Ci sono grandi prospettive per noi italiani: siamo gente abituata a fare molto bene soprattutto all’estero. Siamo quelli da battere. L’unica cosa che non cambierà mai è questo tempo – ride. È una giornata nebbiosa, come sempre, in Gran BretagnaPer quanto riguarda il business, non vedo altri posti eguali al mondo così vicini a casa. Io sono positivo. 

Poi ci sono delle capacità indiscutibili di noi italiani. La velocità di esecuzione di un ragazzo della nostra penisola è 4 volte più veloce di quella inglese. D’altronde, se cresci in un paese in cui tutto non funziona, ogni giorno ti svegli e combatti per sopravvivere.

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