Travaglini: “Pandemia e Brexit? Tempesta perfetta”

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La Brexit, i visti, le nuove politiche migratorie in Regno Unito: ne parliamo con l’avvocato dott.ssa Travaglini.
La Brexit, i visti, le nuove politiche migratorie in Regno Unito: ne parliamo con l’avvocato dott.ssa Travaglini.

La Brexit, i visti, le nuove politiche migratorie in Regno Unito: l’intervista all’avvocato Manuela Travaglini. “Attenti a venire in UK”.

Brexit, le conseguenze per gli italiani

La Brexit quanto ha influenzato i trend lavorativi degli italiani in UK?

Pandemia e Brexit hanno largamente modificato le dinamiche dei flussi migratori tra Italia e UKla classica tempesta perfetta.

Da un lato, l’impatto di una crisi sanitaria senza precedenti, inevitabilmente tradottasi in crisi economica e sociale. Dall’altro, la Brexit che, in una notte del giugno 2016ha rimesso in discussione le tante libertà che non sapevamo di avere, tanto erano scontate.

Questo ha naturalmente inciso sulla percezione di Londra da parte dei tanti italiani che fino alla vittoria del fronte Leave vedevano la terra britannica come la destinazione dalle tante opportunità. Il ciclone Brexit ha costretto a riconsiderare tutto ciò, o comunque ad effettuare delle scelte più ragionate.

In che modo i nostri connazionali oltremanica sono stati colpiti dalle disposizione del “LeaveEU”?

Il 31 dicembre 2020, ultimo giorno dell’era pre Brexit, ha segnato la fine della libera circolazione delle persone tra l’UE ed il Regno Unito. Da questo momento in poi, i cittadini europei che vogliano recarsi a vivere, lavorare o studiare nel Regno non hanno più automaticamente la possibilità di farlo in virtù del free movement. Nella maggior parte dei casi devono chiedere un visto secondo le procedure stabilite dalla legislazione nazionale.

Ora vige il sistema di immigrazione a punti che ha di fatto equiparato i cittadini comunitari a quelli provenienti dai Paesi terzi, privilegiando le competenze ed il talento delle persone rispetto alla loro provenienza.

Per chi voglia trasferirsi per la prima volta in Regno Unito, potrà farlo solo se ha un titolo che glielo consente, dovrà cioè avere uno sponsor che gli offre un posto di lavoro, o un’offerta dall’università se è uno studente, e così via.

Circa lo sponsor: é una procedura formale gestita attraverso il Ministero dell’Interno britannico. Inoltre, non tutti i lavori sono sponsorizzabili: solo quelli più qualificati e meglio retribuiti. Insomma, è finito il tempo in cui si poteva venire a Londra per imparare l’inglese lavorando la sera al pub.

Nuove politiche migratorie: far fronte alla pandemia

Quali sono le nuove politiche migratorie annunciate? Di cosa si tratta nello specifico e in che misura ciò potrà interessare i nostri connazionali?

Tra i nuovi visti c’è quello per Health and Care Worker, lanciato nell’agosto 2020 per parare l’emergenza derivante dalla pandemia e permettere ai professionisti medico-sanitari di venire nel Regno Unito per lavorare con l’NHS, il sistema sanitario nazionale.

Fino a pochi giorni fa solo i care workers più qualificati potevano essere sponsorizzati per questi ruoli. La novità che potrebbe potenzialmente interessare anche tanti italiani è che la categoria è stata ora estesa per ricomprendere anche operatori socio-sanitari ed assistenti sociali. Anche in questo caso per potervi accedere sarà necessario essere sponsorizzati da un datore di lavoro accreditato. Per favorire l’ingresso di questo personale, sono state previste delle agevolazioni sia in termini di requisiti minimi da soddisfare sia di costi da sostenere per la sponsorizzazione.

Come queste variazioni cercheranno di reindirizzare i trend negativi della campagna Brexit?

Il nuovo sistema a punti attrae solo i lavoratori più qualificati. Ad un anno dalla sua implementazione, queste nuove politiche stanno dimostrando certe fragilità.

Molti paragonano il nuovo sistema a punti britannico a quello australiano. In realtà ne è l’esatto opposto. L’unica cosa in comune è l’utilizzo di un punteggio per consentire l’ingresso degli stranieri. In Australia si individuano anno per anno le categorie di lavoratori di cui si ha bisogno.

Il sistema britannico vorrebbe invece consentire l’ingresso unicamente ai lavoratori più qualificati, con l’illusione che per il resto si possa attingere alla manodopera locale. Purtroppo, come visto in riferimento al sistema sanitario, presto temo che il limite di questa politica migratoria farà emergere altre aree critiche.

Travaglini: “Agli italiani dico: attenti a venire in UK”

Lei crede che sia possibile ritornare, in breve tempo, ad una realtà economico produttiva pre-Brexit? 

Domanda difficile. Oltre alla Brexit, c’è anche la sovrapposizione della pandemia. É facile imputare all’una o all’altra (a seconda di quello che si vuole sostenere) i risultati positivi o gli insuccessi di una determinata politica economica e sociale. Sicuramente, vedremo i veri effetti della Brexit solo nel medio periodo.

Per il momento gli imprenditori, e non solo italiani, si trovano di fronte ad una serie di disagi dati dalle nuove barriere commerciali, dalla burocrazia aumentata in modo esponenziale per chi ha come fornitori o clienti aziende europee, da un aumento dei prezzi negli scambi tra il Regno Unito ed il blocco dell’Unione. Tutti disagi che inevitabilmente si ripercuotono anche sui dipendenti.

Molti italiani ancora credono di poter entrare in UK con visto turistico e poi cercare un futuro lavorativo. Sappiamo però che ciò non é più possibile. Tra le maglie legislative in atto esistono eccezioni per questi aspiranti immigrati nel Regno Unito?

Il governo britannico ha in mente una serie di riforme per snellire le procedure ed ampliare il sistema di immigrazione a punti. Questo potrebbe comportare dei benefici anche per nuove categorie di lavoratori o investitori. Tuttavia, escluderei che si traduca in opportunità di lavoro per chi entra nel Paese da turista.

Sappiamo bene che il motore forse dominante della campagna referendaria che ha portato alla vittoria del Leave sia stata proprio la volontà di impedire l’ingresso nel Paese in modo indiscriminato. Il free movement non credo verrà reintrodotto se non a seguito di un nuovo referendum.

Vorrei invitare tutti a stare molto attenti a pensare di venire senza visto in Regno Unito sperando di trovare lavoro sul campo, per inserirsi in una attività commerciale di famiglia o il cameriere nel ristorante di un amico. Le norme sull’immigrazione sono estremamente severe, e violarle, oltre alle conseguenze immediate sia per il lavoratore che per il proprio datore di lavoro, potrebbe avere effetti anche su un ingresso futuro nel Paese.

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