Retrospective Magazine: il giornale-oggetto che non vuole intrattenere

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Lancio Retrospective Magazine all'Istituto di Cultura Italiana di Londra
Lancio Retrospective Magazine all'Istituto di Cultura Italiana di Londra (copyright Silvia Pellegrino)

Si chiama Retrospective il nuovo magazine presentato a Londra e fondato da Glauco Della Sciucca, Lorenzo Tamburini e Mario Di Paolo, che promettono: Sarà un’antologia di idee.

Retrospective definito come ”una gioiosa confusione”, ”un viaggio mentale”, ”una forma di collage”

Pensato come una “antologia di idee“, promette di pubblicare, in lingua originale, testi di scrittori, filosofi e artisti da tutto il mondo, e di ospitare sulle sue pagine opere altrimenti perdute o dimenticate di autori famosi o sconosciuti del passato, e voci emergenti del panorama cultuirale contemporaneo.

Si chiama  Retrospective ed è il nuovo magazine culturale trimestrale concepito in Italia, realizzato a Londra da Ghislandi & Gutenberg Ltd. e distribuito in tutto il mondo dai fondatori Glauco Della Sciucca, Lorenzo Tamburini e Mario Di Paolo, che lo hanno presentato lo scorso 30 Gennaio all’Istituto Italiano di Cultura di Londra.

Mentre i protagonisti e le protagoniste del panel presenti per il (ri)lancio di Retrospective, tra cui la storica dell’arte Martina Mazzotta, i co-fondatori del magazine Glauco Della Sciucca e Lorenzo Tamburini, e la giornalista Greta Massimi definiscono Retrospective ”una gioiosa confusione’’, ”un viaggio mentale”, ”una forma di collage”, la mia mente compie un salto mnemonico, cellulosico, sinestetico. Ricordo le parole utilizzate da Philippe Garrel per descrivere il suo ultimo film di allora (Venezia 70) La Jalousie, “Da giovane intendevo il sentimento amoroso come un malinteso felice”.

Il primo numero di Retrospective Magazine presentato all'Istituto Italiano di Cultura di Londra (Photo LN24 / Silvia Pellegrino).
Il primo numero di Retrospective Magazine presentato all’Istituto Italiano di Cultura di Londra (Photo LN24 / Silvia Pellegrino).

Come per la poetica del bianco e nero garrelliana, che prende le mosse dal passato del cinema muto, rielaborandolo all’interno delle nuove forme d’avanguardia, così per Retrospective la chiave d’ideazione umanistica rintraccia echi autoriali e transdisciplinari dal passato, accostandoli a nuove voci. Un ponte tibetano che si muove nel tempo rivendicando allo stesso modo la sua res extensa di giornale-oggetto dalla superficie apparentemente impercorribile.

“Retrospective non è nato per intrattenere, non è indirizzato ad un determinato pubblico, ma vuole certamente trasferire un’energia altrimenti perduta”

Dalle parole del co-fondatore Glauco Della Sciucca capiamo che il magazine, concepito durante il confinamento pandemico, non è nato per intrattenere, non è indirizzato ad un determinato pubblico, ma vuole certamente trasferire un’energia altrimenti perduta di ”autori fantasma’’ che con il proprio lascito intellettuale ci raccontano nel presente le loro faccende di pubblico rilievo, tuttavia in sospeso.

Arte, letteratura, satira, cinema, teatro, fashion, design, Retrospective racchiude un mondo non solo nel suo poliglottismo e nella sua transdisciplinarità, ma coincide col mondo stesso che rappresenta attraverso il suo rapporto col lettore.

La sfida, o meglio, l’invito a chi abbia voglia di affrontarne lettura (”circolare” come la definisce la dottoressa Mazzotta) è quello di abbandonarsi a pratiche quasi obsolete: silenzio, concentrazione, stimolazione cognitiva accesa dallo stupore.

Lo sfoglio, dunque, Retrospective, e certamente la cura estetica è lampante, trabocca dal font, dalla selezione di illustrazioni e dal pregevole repertorio da archivio fotografico.

A stuzzicare il giovane Werther che vive in me è soprattutto l’indice dei nomi: Michael Foucault, Hanna Arendt, Dario Fo e Franca Rame, Jean-Luc Godard, ecc. Mi catapulta nelle braccia dei primi amori ai tempi dell’università: filosofia politica, storia del teatro, critica cinematografica. Che colpo basso dai toni altissimi.

Tra le altre, c’è però una domanda in particolare che non mi molla in quanto ex insegnante, e che viene infatti proposta al panel da un collega: come avvicinare i giovani a tali contenuti da parte di chi insegna se di per sé la ”presentazione’’ del contenuto stesso, caratterizzata da un dominante horror vacui (cit.) respinge le generazioni del fruibile istantaneo?

La presentazione di Retrospective Magazine all'Istituto Italiano di Cultura di Londra (Photo LN24 / Silvia Pellegrino).
La presentazione di Retrospective Magazine all’Istituto Italiano di Cultura di Londra (Photo LN24 / Silvia Pellegrino).

Il festival Retrospective, l’evento che si auspica possa creare rete, connessione, dialogo

La risposta corale è “Festival”. Il festival Retrospective che si auspica possa creare rete, connessione, dialogo. Che possa farsi carico di quella imprescindibile responsabilità intellettuale così ben spiegata da Noam Chomsky di aiutare le persone e non di guidare le masse.

D’un tratto è tutto molto più chiaro e lineare: chi ha ideato Retrospective ci da la chiave e ci indica anche la porta d’accesso. La non-gabbia del giornale che si legge un po’ come si vuole, l’accostamento eterogeneo degli scritti, l’amore per l’archeologia letteraria, tutto riporta un po’ al concetto di antibiblioteca di Umberto Eco: “Una biblioteca personale non è un’appendice del proprio Io, ma uno strumento di ricerca. I libri non letti sono molto più preziosi di quelli letti. Più si conosce e più si allungano gli scaffali dei libri non letti”.

La presentazione di Retrospective Magazine all'Istituto Italiano di Cultura di Londra (photo LN24 / Silvia Pellegrino).
La presentazione di Retrospective Magazine all’Istituto Italiano di Cultura di Londra (photo LN24 / Silvia Pellegrino).

Il festival Retrospective me lo aspetto come una passeggiata tra una moltitudine di biblioteche personali, ricche di scritti non letti che ci permettono di non smettere mai di fare ricerca.

Personale epifania sul finale

Per il momento la presentazione di Retrospective, definita dal moderatore della serata, il giornalista Alessandro Allocca, un incontro tra amici, mi ha regalato sul finale una meravigliosa epifania: l’appasionante dialogo che ho intrattenuto con lo scrittore, musicista e poeta Paul Taylor presente all’evento un po’ per fortuna e un po’ per caso, la cui missione è non solo intrattenere ma anche di aiutare ad essere meno stupidi. Un arrivederci al Retrospective festival? Speriamo.

Nel frattempo trovate Paul Taylor qui e acquistate Retrospactive di qua.

 

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