Plant Club di Chef Alderuccio, atto d’amore per la cucina vegana e gluten free

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In concomitanza con il Veganuary (appuntamento annuale che consiste nel seguire per un intero mese un’alimentazione vegana) abbiamo rintracciato Chef Antonio Alderuccio. Protagonista di una ”favola moderna”, Chef Antonio ha aperto il suo Plant Club Gluten Free Italian Restaurant & Pizzeria a Londra, insegurndo non solo il suo sogno da migrante ma ascoltando l’esigenza di molti.

Chi è chef Antonio?

Una persona che ha fatto della sua passione un lavoro dopo aver percorso precedentemente una carriera diversa con poca soddisfazione, motivo per cui dopo un anno di pausa riflessiva ho trovato la mia strada nel mondo della cucina e non mi sono più fermato.

La cucina è un atto d’amore continuo

Mi racconti come ti sei avvicinato alla cucina?

Come anticipato svolgevo un’altra attività lavorativa che non mi dava grandi soddisfazioni personali, alla fine di questa esperienza ho affrontato un periodo abbastanza delicato per il mio benessere psicologico, ho trascorso tanto tempo in casa ai fornelli cucinando per mia madre durante quel periodo, fino a giungere alla conclusione che la cucina era ed è la cosa che più mi fa stare bene. La ritengo un atto d’amore continuo.

Hai avuto dei/delle mentori in particolare?

No, ho avuto molti riferimenti leggendo i libri degli chef che più mi inspiravano.

Qual è stato il tuo percorso formativo?

Ho iniziato in ritardo rispetto agli standard, non avendo frequentato nessuna scuola sono partito dal basso della scala gerarchica in cucina, lavando i piatti in un piccolo ristorante nel Nord di Londra. Da quel momento, pur non avendo un ruolo dietro i fornelli, capii che quello era il mio ambiente. Nel giro di sei mesi ottenni il mio primo ingaggio da aiuto chef in un rinomato ristorante al centro di Londra. Da lì è iniziato il mio viaggio tra varie cucine dell’alta ristorazione Londinese, e non.

Chef Antonio Alderuccio nel suo ristorante Plant Club di Londra.
Chef Antonio Alderuccio nel suo ristorante Plant Club di Londra (copyright Plany Club).

Quando e perché sei venuto a Londra?

Sapevo che Londra mi avrebbe permesso di attuare la mia strategia in quanto metropoli dinamica e con un alta valutazione meritocratica nel mondo del lavoro. Insomma, il classico sogno di chi lascia il propio paese in cerca di nuove opportunità.

La cucina vegetale è la mia vocazione in quanto diversa, colorata, sana e utile a noi e al nostro pianeta

Come ti sei avvicinato alla cucina vegana?

Le mie frequentazioni extra lavorative erano principalmente persone che seguivano un’alimentazione vegana, da lì ho iniziato ad approcciare alla materia, fino a capire che la cucina vegetale era la mia vocazione in quanto diversa, colorata, sana e utile a noi e al nostro pianeta.

Ti sembra che l’offerta vegana sia migliorata in Italia?

In italia ci si scontra con un grandissima tradizione culinaria che non facilmente può essere messa in discussione da nuovi trend, anche se gli addetti ai lavori cercano di soddisfare la domanda degli avventori (per lo piu’ turisti) noto ancora molto scetticismo da parte di consumatori e operatori del settore.

Qual è il processo creativo che ti porta a realizzare una nuova ricetta?

Un processo che definirei quasi romantico in quanto frutto di una relazione che ho instaurato con le materie prime che preferisco e il territorio in cui vengono realizzate. Adoro relazionarmi con i produttori, conoscere le loro storie e dopo aver percepito le loro emozioni le faccio mie e le trasformo in piatti, in modo tale da far continuare ad arrivare il loro messaggio ai miei commensali.

Oltre a fonte di nutrimento, cosa rappresenta per te il cibo?

Il cibo e vita, “dimmi cosa mangi e ti diro chi sei” e una delle frasi migliori a cui possa pensare per rispondere alla tua domanda. Il nostro rapporto con il cibo è molto personale e a volte sottovalutato in quanto spesso non ci si rende conto dell’importanza che l’alimentazione ha nella nostra vita.

Se non avessi fatto il cuoco che carriera avresti intrapreso?

Ho scelto di fare il cuoco dopo aver fatto impresa in Italia per 4 anni senza grandi soddisfazioni, non avevo gli stimoli che trovo ogni giorno nel mio lavoro attuale.

Di solito i miei menu hanno sempre un territorio d’origine da cui cerco di estrapolare ogni dettaglio e tradurlo in gusto

C’è qualcosa in particolare, tipo la musica per esempio, che ti ispira nel preparare i tuoi piatti?

Mi ispirano tantissimo i paesaggi e i profumi che hanno. Amo viaggiare perché arricchisce la mia visione, e di solito i miei menu hanno sempre un territorio d’origine da cui cerco di estrapolare ogni dettaglio e tradurlo in gusto.

Molti amici chef mi dicono che i cuochi raramente cucinano per loro stessi e normalmente si lasciano tentare dal junk food. È la verità?

Dipende dai momenti, ovviamente dopo un lungo servizio serale dubito che ci sia abbastanza energia per poter cucinare la cena arrivato a casa, per questo di solito mangio al ristorante con i miei collaboratori, il nostro pranzo/cena pre servizio e un momento a cui non rinunciamo mai.

Plant Club Gluten free, Vegan & Vegetarian Italian Restaurant & Pizzeria.
Plant Club Gluten free, Vegan & Vegetarian Italian Restaurant & Pizzeria Copyright Plant Club).

Dopo Brexit ti sembra che il mercato di ristorazione e hospitality siano cambiati? Se sì, in che modo?

Brexit ha cambiato molte cose in UK , creando un grande malcontento in tanti che magari hanno preferito andare via da qui, mossi da un grande senso di destabilizzazione che questa scelta ha creato. Io non la trovo un mossa molto azzeccata ma credo ancora in questo paese e sono sicuro che presto la situazione cambierà

Cosa ne pensi dei surrogati vegani (carne coltivata, etc.)?

Non credo che siano la grande scoperta di cui tanti parlano e non li trovo gustosi per le mie preferenze culinarie, comunque penso sia necessario avere alternative per poter soddisfare varie necessitá.

Progetti futuri?

Sto lavorando ad un progetto molto ambizioso che spero suggellerà il mio investimento nel mondo della cucina vegana e senza glutine. Vorrei trasferire al pubblico la mia conoscenza frutto della costante ricerca che faccio da anni.

Creiamo inclusione nella cucina italiana, ristrutturandola senza il glutine e senza derivati di origine animale

Pensi che Plant Club funzionerebbe in Italia?

Plant Club nasce a Londra ma funzionerebbe in ogni città nel mondo,  un concept di ristorazione inusuale in quanto 100% senza glutine e vegano, binomio non facile da creare e soprattutto soggetto a molto scetticismo in quanto precedentemente il gusto in questo tipo di cucina non era il main focus. Ho avuto da poco la conferma che anche in Italia grazie alla mia collaborazione con il ristorante Linfa di Milano, di cui sono Executive chef dallo scorso Settembre, in questo piccolo lasso di tempo abbiamo raggiunto degli ottimi risultati e il pubblico italiano sta apprezzando molto la nostra offerta, dandoci grande soddisfazioni e forza per fare sempre meglio. Ci rivolgiamo ad un pubblico specifico che spesso ha grandi difficoltá nel poter banalmente andare fuori a cena, creiamo inclusione nella cucina italiana, ristrutturandola senza il glutine e senza derivati di origine animale, che da sempre sono stati i pilastri portanti della nostra tradizione culinaria.

Silvia Pellegrino
Silvia Pellegrino
Silvia è una scrittrice italiana, nata e cresciuta a Roma, e attualmente residente a Londra. Si è appassionata alla scrittura fin da quando era bambina, e ha iniziato a comporre poesie all'età di dieci anni. Cresciuta in una famiglia matriarcale, ha sviluppato un interesse per l'universo femminile, che ha ispirato il suo libro di racconti 'The Spoons'Tales'. Quest'ultimo, ancora in lavorazione, racconta le donne, indagando diversi temi: dalla sessualità al rapporto con il proprio corpo; dall'amore alla morte. Appassionata sia di letteratura che di cinema, ha scritto la sceneggiatura del cortometraggio di video-poesia 'The Molluscs Revenge', diretto e prodotto dalla società di produzione video @studio_capta, nel 2020. Silvia ha individuato nella videoarte e nella videopoesia il perfetto contenitore di contenuti dove far incontrare linguaggi diversi, percepiti come strumento di analisi interpretativa in grado di reificare le diverse sensibilità artistiche, trasformandole in immagini poetiche. Ha collaborato inoltre con il quotidiano nazionale online @larepubblica e la rivista @sentieriselvaggi scrivendo diversi articoli e recensioni cinematografiche dal 2012 al 2016. Nel 2020 il suo racconto “Una lupa mannara italiana a Londra” è stato uno dei vincitori del concorso di scrittura @IRSE RaccontaEstero.

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