Partygate, Boris Johnson sotto attacco: il dibattito in parlamento

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Dopo la pubblicazione del report di Sue Gray, Boris Johnson si è rivolto al parlamento per discutere la sua posizione come Primo Ministro inglese.

Innanzitutto voglio ringraziare Sue Gray per il suo lavoro e scusarmi ancora una volta“.

Cosi Boris Johnson ha aperto una sessione parlamentare che potrebbe decidere il suo destino politico. Dopo la pubblicazione del report del membro senior dei servizi pubblici Sue Gray che investigava i party durante il lockdown a Downing Street, il Primo Ministro ha dovuto affrontare il parlamento.

Interventi carichi di delusione e rabbia da parte non solo dell’opposizione dei Labour, ma anche all’interno del partito dei Conservatori, che si sono protratti per oltre due ore in questo pomeriggio di fine Gennaio. Una circostanza che ha fatto perdere a Boris la chiamata con il presidente russo Vladimir Putin, con cui doveva parlare dell’emergenza Ucraina.

Ma la situazione in casa, oggi, ha richiesto la sua totale attenzione, mettendo tutto il resto in secondo piano.  Sotto pressione, Johnson si è dovuto difendere dai molteplici attacchi dei colleghi, rimandando tuttavia ogni accusa al momento in cui la Metropolitan Police terminerà la propria indagine. Ma potrebbero volerci delle settimane. Nel frattempo, a Boris non resta che scusarsi. “Voglio esprimere la mia profonda gratitudine nei confronti di Sue Gray e tutte le persone che hanno contribuito a questo report (…). Parlerò dell’esito a breve, ma prima di tutto vorrei solo dire scusa. Mi scuso per le cose che abbiamo semplicemente sbagliato, e mi scuso per come questa questione è stata gestita”.

Johnson ha poi ricordato quello che è riuscito a fare nel suo mandato, un mandato segnato dalla Brexit e dalla pandemia, e tutti gli obiettivi ancora da raggiungere.

“Ma scusarsi non è abbastanza. Bisogna guardarsi allo specchio e imparare“. 

E dunque dalle parole ai fatti. Il primo ministro ha proposto un ufficio dedicato solo alla sua figura con un segretario che lo monitori costantemente dinnanzi al resto di Downing Street. “Capisco, e farò gli aggiustamenti necessari”, ha concluso il PM.

Nel frattempo Keir Starmer, leader dell’opposizione, è sempre più popolare. Contro il 31% di Boris, il 49% degli inglesi reputa che sarebbe un buon primo ministro. Il discorso che ha tenuto oggi in parlamento è da collocare in questa scia di successi. Riferendosi all’investigazione della polizia, ha detto che Johnson “tratta allegramente quello che è un segno di vergogna come uno scudo di protezione. Ma gli inglesi non sono sciocchi, non hanno mai creduto ad una parola, e pensano che il primo ministro dovrebbe comportarsi decentemente e dimettersi. Certamente non lo farà, perché è un uomo senza vergogna“, ha dichiarato. Starmer ha concluso con un appello ai valori democratici: “Governare questo paese è un onore, non un diritto di nascita. È un atto di servizio per gli inglesi, non un paio di chiavi per fare festa con gli amici“.

 

Probabilmente non avrebbe voluto celebrare cosi l’anniversario della Brexit, caposaldo del suo successo politico, difendendo con unghie e denti la propria posizione ma con la consapevolezza di aver sbagliato. Eppure per Boris Johnson il 2022 inizia come è finito il 2021: giocando in difesa e sperando nella clemenza dell’opinione pubblica e del suo partito, decisivo se si dovesse arrivare ad un voto di sfiducia.

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