Il 29 giugno è il nuovo appuntamento con le visite guidate dell’Associazione Mondo Italiano alla National Gallery.
Il tutto esaurito del 15 giugno e la lunga lista d’attesa hanno spinto il Dottor Alessandro Gaglione (mente e cuore dell’Associazione Mondo Italiano e Presidente del Comitato Italiani all’Estero) ad aggiungere la data del 29 giugno per visitare una selezione di capolavori Italiani presenti alla National Gallery.
Anche questa visita (evento andato subito sold out) sara’ guidata dal Dott. Renato Marinacci che abbiamo avuto il piacere di intervistare.
Renato, grazie per l’intervista. Comincio col chiederti come nasce la passione per l’arte e come è diventata la tua professione?
La creatività ha sempre accompagnato la mia vita, sin da piccolo.
Poter fare vivere la fantasia su un foglio e poter dialogare attraverso di esso è stato un canale di comunicazione principale e necessario. Ciò mi ha portato in maniera spontanea ad approfondire gli studi sull’arte e la sua evoluzione. Poter trasmettere questa passione agli altri è stato un passo, diciamo, naturale.
A Milano collaboravo con associazioni culturali con le quali aiutavamo i giovani artisti ad emergere e a farsi notare. E’ stata un’esperienza molto formativa ed esaltante.
In Italia, a fronte di una ricerca storica eccellente, abbiamo ancora la visione del museo come “luogo sacro di sapere”
Poi la decisione di trasferirsi nel Regno Unito; una decisione che ha comportato anche nel settore dell’arte qualche difficoltà d’inserimento. Cosa può dirci in merito?
L’Italia e il Regno Unito dal punto di vista museale hanno punti di contatto, ma l’approccio è quello che differisce in maniera sostanziale. In Italia, a fronte di una ricerca storica eccellente, di altissimo livello, e scevra da ideologie, abbiamo però ancora la visione del museo come “luogo sacro di sapere”.
Se il museo in Italia ha la funzione di preservare il lascito culturale, una certa rigidità a livello di sistema spesso non porta a una giusta valorizzazione del patrimonio artistico.
Quale altre differenze ha notato con il sistema inglese?
La gestione anglosassone è composta da un Board of Trustees, persone esperte nel campo artistico-culturale e scientifico, ma anche individui sensibili agli aspetti economici e alle relazioni con l’esterno.
Si guarda infatti all’aspetto economico nelle stesso modo a cui si guarda quello culturale: se si vuole che un istituto non sia un peso sulle spalle del sistema, bisogna renderlo sostenibile. Per questa ragione qui è apprezzato il supporto di privati attraverso varie forme di sgravi fiscali o di servizi aggiuntivi (come l’uso limitato e temporaneo degli spazi museali per eventi privati). In Italia, per esempio, si è dovuto lottare solo per l’idea di poter avere ristoranti nei Musei, come se esso fosse un sacrilegio alla sacralità del posto e non un plus a vantaggio dell’utente dell’ente stesso.
Sono convinto che l’interazione umana e la capacità di emozionare con un racconto sono skills difficilmente replicabili
Un altro argomento “spinoso” è l’introduzione della tecnologia, risorsa o minaccia?
Internet è stata una ventata di novità nel mondo dell’arte. Ha creato una sorta di democrazia nel campo culturale contemporaneo, soprattutto per gli artisti emergenti che hanno potuto, in determinate situazioni, bypassare certi filtri e sono riusciti a mettersi in contatto tra di loro, con curatori/galleristi e scambiarsi informazioni, idee e quant’altro.
Per tutti gli appassionati, un mezzo per condividere questa passione attraverso i forum o blogs.
App come Google Art & Culture possono inoltre aiutare il turista a non vagare “a vuoto”, ma poter scoprire delle “chicche”, segnalate anche da altri utenti che altrimenti resterebbero sconosciute.
Qualche timore, d’altro canto, lo si riscontra nelle parole dello storico dell’arte laureato in Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano.
AI (Artificial Intelligence) suona come una minaccia per tanti posti di lavoro delle guide d’arte e turistiche, ma sono convinto che l’interazione umana e la capacità di emozionare con un racconto sono skills difficilmente replicabili.
Chi partecipa alle visite dell’Associazione Mondo Italiano non può che trovarsi d’accordo con le parole del Dott. Marinacci: aldilà della tecnica e la storia, la capacita’ umana di interpretare un’opera non è una risorsa trasferibile. L’arte è un linguaggio visivo, ma come tutte le lingue, racchiude un significato.
Un computer che produce arte senza comprenderne il significato difficilmente riuscirà mai a convincere il suo utente.
Ci può raccontare della sua collaborazione con l’Associazione Mondo Italiano?
La collaborazione con Mondo Italiano nasce con la più classica delle modalità: il passaparola. L’Avvocato Gaglione, fondatore dell’associazione, in una riunione aveva discusso gli eventi culturali di Mondo Italiano e vista la possente collezione di opere italiane alla National Gallery, stavano cercando una persona esperta nel settore per fare delle guide.
Il “passaparola” di due suoi amici conosciuti tramite la comunità italiana della parrocchia St Peter’s Italian Church hanno fatto da tramite…ed il resto è storia
Nelle prime due esperienze con Mondo Italiano ho voluto condividere con i presenti la grandezza della collezione presente alla NG, soffermandomi sui masterpieces dell’arte italiana.
Nelle successive occasioni vorrei addentrarmi nel far conoscere altri artisti meno noti all’immaginario collettivo del pubblico (perché non oggetti di marketing e di enfasi), ma non per questo non meritevoli di attenzione. Mi viene in mente il Pontormo che in vita veniva lodato e apprezzato dagli stessi Raffaelo e Michelangelo.
E’ quasi una seduta di psicoterapia in cui chiedo alle persone di fidarsi di me in questo viaggio emotivo
Il suo intento dunque è che ogni visita guidata diventi un’esperienza a sé, perché, come ci spiega il nostro intervistato, cerca di plasmare la guida secondo le esigenze dei visitatori.
Voglio assolutamente evitare che sia un elenco noioso di date e concetti che non tutti, senza un background specifico, possono comprendere. E’ quasi una seduta di psicoterapia in cui chiedo alle persone di fidarsi di me in questo viaggio emotivo. Riuscire a stuzzicare la curiosità con aneddoti o curiosità stimola l’appassionato e alleggerisce il peso alla persona meno predisposta, nel contempo, può aiutare a contestualizzare l’opera, a leggere il mondo come lo leggeva l’artista nel suo tempo e nel suo luogo.
Una domanda difficile: i tuoi tre artisti preferiti e perché proprio loro?
Ne cito due più una corrente artistica: Chagall, è il primo della lista. E’ l’artista che dipinge i sogni. Proietta sulle sue opere l’ingenuità e la spensieratezza dell’infanzia ma anche la tragicità della sua vita e del suo popolo rielaborando il tutto in una poesia colorata e libera.
Caravaggio per il suo saper riprodurre la natura nella sua crudezza, senza perdere l’eleganza (nonostante il chiaroscuro dei suoi turbamenti umani). I Surrealisti per il loro legame con l’inconscio e la psiche; e in generale nell’associare immagini e pensieri in libertà e arrivare oltre la realtà e la razionalità.
Secondo Marinacci il fruitore sarà al centro dell’esperienza artistica nel futuro
Per concludere (anche se staremmo ad ascoltarla per ore), l’arte del futuro come la immagina?
L’arte stessa è desiderio del futuro, è sempre un spingersi oltre dove non ci sono regole o bisogna inventarsene di nuove.
Secondo il Dottor Marinacci il fruitore sarà al centro dell’esperienza: se si pensa alla realtà’ virtuale si può affermare che il dado sia già tratto.
Umberto Boccioni disse: “Noi porremo lo spettatore nel centro del quadro”. Beh in quanto futurista aveva una visione molto chiara del…futuro!
Non è concepibile un futuro senza la bellezza dell’arte, un linguaggio che fin dalla preistoria ha rappresentato un bisogno da soddisfare
L’essere umano preistorico tra le tante attività per il proprio sostentamento come cacciare, vestirsi, accendere un fuoco o coltivare…ha avuto questo impellente bisogno di disegnare sui muri della sua grotta le scene di caccia e la sua vita quotidiana. E nel corso dei secoli, nelle varie modalità e culture, ha continuato ad esternare questa necessità di comunicare. Vorrà pure dire qualcosa.
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