The Hummingbird, l’edizione inglese dell’ultimo libro del due volte Premio Strega Sandro Veronesi, è stato presentato dall’autore all’Istituto Italiano di Cultura di Londra in un esclusivo evento online.
L’evento online sulla piattaforma Webex ha visto protagonista insieme a Veronesi Elena Pala, dottoressa in linguistica a Cambridge e traduttrice di The Hummingbird, e Giorgia Tolfo, attivista culturale e dottoressa in letterature comparate e postcoloniali. A moderare l’incontro online la direttrice dell’IIC Katia Pizzi.
“Un’intelligente meditazione sulla vita, sulla famiglia, sul cuore umano e sulla ‘dittatura del dolore’ che deriva dal lutto” , ha scritto il The Guardian nella sua recensione del libro al debutto inglese un mese fa, confermando il successo di questo libro italiano anche oltremanica. “Magnificent”, è l’aggettivo che racchiude il commento della critica inglese.
Certamente ci sono stati ostacoli da superare affinché diventasse tale. Uno di questi è proprio il titolo del libro, il colibrì, the hummingbird, per alcuni non abbastanza accattivante, per il suo autore estremamente simbolico e unico. “Forse il titolo non era molto sexy, ma questo piccolo animale in realtà lo è e non poteva esserci un titolo migliore per la storia di Marco“, commenta Veronesi nel corso dell’evento.
La storia di Marco, che come un colibrì si agita pur restando immobile, è un puzzle, un percorso da ricostruire nello spazio e nel tempo, che salta dal 1999 al 2030 e poi di nuovo indietro in quello che è un intreccio di generazioni e vicissitudini.
Lo scrittore diventa cosi un architetto-scrittore, che non solo immagina e scrive ma costruisce un ordinato labirinto di umanità. Un lavoro difficile, che ha richiesto notti insonni e coraggio. “Ho preso coraggio e mi sono detto: sei libero, fai quello che vuoi. Componi“, racconta lo scrittore riguardo al processo creativo dietro al suo nono libro.
“Non è libro che è stato molto editato, è una storia scritta cosi come l’avete letta“, spiega Veronesi. E forse è proprio nella semplicità delle emozioni umane del protagonista che senza troppi filtri arrivano immediate al lettore che si trova la chiave del successo del Colibrì.
“Alla fine, dopo tante notti insonni, ho svegliato mia moglie e le ho detto: ‘Dovrai lavorare di più, perché come scrittore ho finito’. E lei mi ha ricordato che bisogna essere liberi nello scrivere, liberi nel romanzo. La forma del romanzo è quella della libertà che hai avuto nello scriverla“.