Italian Bookshop: Ornella Tarantola racconta la libreria italiana a Londra

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L’intervista ad Ornella Tarantola, che gestisce l’Italian Bookshop di Gloucester Road e condivide i suoi consigli letterari per il 2022.

L’Italian Bookshop raccontato da Ornella Tarantola

A pochi metri dalla stazione di Gloucester Road, estremità occidentale di South Kensington molto popolare fra gli italiani di Londra, si trova uno spazio dedicato alla letteratura del nostro Paese. Si tratta dell’Italian Bookshop, gestito da Ornella Tarantola, che da oltre trent’anni si occupa di portare la cultura letteraria italiana nel cuore di Londra con pazienza e gentilezza, da lei stessa descritti come attributi fondamentali sia da parte dei commercianti che della clientela per affrontare pandemia e Brexit.

 

Come nasce l’Italian Bookshop qui a Gloucester Road e, in generale, di cosa si occupa?

«La libreria italiana ha una lunga storia di migrazione, anche perché è nata a Covent Garden, poi ci siamo spostate a Soho e ora siamo qui a Gloucester Road. Sono più di trent’anni che c’è questa libreria, e diciamo che ha visto il bello e il cattivo tempo; siamo stati stati i testimoni di questa vita londinese nell’ultimo trentennio.»

 

Sicuramente ha visto anche diverse diverse generazioni di italiani (e non) a Londra passare di qua: qual’è la clientela “tipo” dell’Italian bookshop?

«La nostra clientela è estremamente varia. Direi che lo zoccolo forte da sempre, incredibilmente, sono gli inglesi: sia gli inglesi che vogliono imparare la lingua, che gli inglesi che la parlano e, essendo inglesi – per cui belli tosti, diciamo così – appena parlano vogliono leggere i libri in lingua originale, per cui questo è il grosso della nostra clientela. Poi, chiaramente, in questi trent’anni sono cambiate le tipologie di italiani a Londra. In questo momento quello che manca è quello che è sempre stato la caratteristica di Londra: i ragazzi che arrivano per fare un’esperienza lavorativa o per imparare l’inglese, perché la Brexit ha complicato veramente tutto, per cui si sente la loro mancanza.»

 

Fra Brexit e Covid immagino ci siano state non poche difficoltà. Come avete affrontato il periodo della pandemia?

«Per noi che eravamo una libreria “di presenza”, nel senso che oltre ad avere i libri eravamo anche molto presenti con le presentazioni di libri per le quali avevamo autori che venivano qui e andavamo anche noi da loro, tutta quest’ultima parte è stata completamente cancellata. Devo dire che è stato ed è ancora difficile, perché mancando questo contatto giornaliero con le persone, si sa com’è, la gente poi un po’ si dimentica e se basta schiacciare un bottoncino è più facile andare su Amazon che venire da noi. È difficile, molto difficile, e io continuo a ribadire che la cosa fondamentale in questo momento di pandemia e di Brexit è che bisogna essere pazienti e bisogna essere gentili con le persone che lavorano, nel senso che bisogna collaborare. Dobbiamo darci tutti una mano, per cui se da me i libri in questo momento, grazie soprattutto alla Brexit, ci mettono un po’ più di tempo ad arrivare fa niente, abbiamo pazienza e collaboriamo con quella che è stata un’istituzione per trent’anni. Questo è importante: pazienza e gentilezza d’animo.»

 

Parlando proprio delle vostre presentazioni, a prima vista la libreria italiana può sembrare una realtà abbastanza piccola, ma comunque ha avuto dei grandi ospiti che hanno collaborato ed hanno dato il loro apporto al bookshop.

«Incredibilmente, mi sembra una vita fa, noi siamo riusciti a stare in ottanta persone in posti dove ti chiederesti come sia possibile. Poi ho sempre avuto la fortuna di avere amici con locali grandi che in alcuni casi, per esempio quando è venuta Luciana Litizzetto, mi hanno offerto il loro spazio, perché chiaramente Luciana ha portato più di trecento persone. Per quella presentazione siamo andati alla scuola italiana, che ha un grande spazio e dove torneremo per i prossimi progetti che la libreria ha in mente di fare e che faremo da aprile in poi.»

 

 

Bianchini, Franceschini, Agnello Hornby: l’importanza delle penne italiane a Londra

Fra le penne che hanno che hanno collaborato con il bookshop ci sono anche Enrico Franceschini e Luca Bianchini, che sono due italiani che con Londra hanno un legame molto importante. Che ruolo hanno queste figure nel Bookshop?

«Enorme.  Di grandissima collaborazione, di grandissima amicizia e di grandissima presenza, perché sono i primi a parlare della libreria. È il parlare di un posto che ti fa venire in mente che quel posto c’è. Se ne parlo io in pochi lo notano, se ne parlano sui social persone come Enrico Franceschini di Repubblica e Luca Bianchini, che è uno scrittore da centinaia e centinaia di copie, questo aspetto chiaramente cambia. Siamo fortunate perché la libreria ha sempre avuto degli amici meravigliosi; c’è anche Simonetta Agnello Hornby, una delle grandissime scrittrici italiane ed un’amica carissima, che mi ha presentato tantissimi autori qua.  Non li nomino tutti, ma gli scrittori londinesi sono stati fondamentali per la libreria e sono veramente tantissimi.»

 

Tornando a Luca Bianchini, il personaggio principale di Dimmi che credi al destino è proprio ispirato a te. Quanto c’è di Ornella nel personaggio di Bianchini?

«C’è  molto. Ci sono delle cose che non ci sono, non posseggo una casa così bella come la descrive lui, ma Luca una volta mi ha detto: “La bellezza di avere un amico scrittore è: vuoi la casa con il giardino? E io ti faccio la casa con il giardino.” Per cui mi sono fatta una bella casa con un bell’albero nel giardino, tutte cose che io non ho, ho una casa in quelle zone ma non è così bella!»

 

Come è stato sapere che Bianchini voleva scrivere di te e qual’è stato il tuo ruolo nel costruire il personaggio di Ornella?

«Luca sapeva quella che è la mia storia perché siamo amici da tantissimo tempo, e un giorno mi ha chiesto se poteva raccontarla. Io ho pensato che, essendo una storia con aspetti anche abbastanza drammatici, c’era bisogno di una persona come Luca per raccontarla, qualcuno che fosse allegro, malinconico e un po‘ spensierato, che riuscisse a dare queste valenze ad una vita che peraltro è stata abbastanza complicata. Volevo sorridere e piangere nello stesso momento, però volevo che il sorriso prevalesse, perché così è stata poi la mia vita, il sorriso alla fine ha prevalso alla grandissima.»

 

Hai qualche consiglio per i lettori di Londra Notizie 24 per per questo 2022?

«Io omaggerei innanzitutto le donne perché è fondamentale omaggiarle sempre, per cui gli mi scusino tutti scrittori maschili di cui noi non nominerò libri. Nomino due scrittrici, che oltretutto vivono a Londra: il primo è il libro di Simonetta Agnello Hornby, Punto pieno. Come racconta Simonetta la famiglia e la Sicilia non lo fa nessuno, è un grandissimo romanzo. L’altro libro, di Caterina Soffici, si intitola Quello che possiedi. Qui siamo a Firenze, si parla sempre di famiglia, ed è un racconto di come la bellezza ti può intrappolare, dico solo questo. Comunque sono due scrittrici che vivono a Londra, sono due amiche, e sono due romanzi molto belli, di quelli che ti rimangono dentro.»

 

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