Le riaperture in Inghilterra, inizialmente previste per lunedì prossimo, slittano al 19 luglio a causa dell’incremento nel numero di contagi. Scozia, Galles e Irlanda del Nord verso l’allentamento (parziale) delle restrizioni.
Downing Street chiede pazienza agli inglesi: le riaperture in Inghilterra slittano al 19 luglio
Le voci circolavano ormai da tempo, ma adesso è arrivata la conferma: il Regno Unito non riaprirà completamente il 21 giugno, come inizialmente previsto dalla roadmap di Downing Street. L’aumentare dei casi di Covid e soprattutto dei ricoveri – che per la prima volta dall’inizio della ‘fase tre’ a maggio hanno superato quota mille – non ha lasciato altra scelta al Primo Ministro, Boris Johnson, se non quella di rimandare le riaperture in Inghilterra di almeno quattro settimane, mentre Galles, Scozia e Irlanda del Nord stanno valutando le misure da introdurre.
La data chiave è dunque diventata quella del 19 luglio, quando l’Inghilterra entrerà, Covid permettendo, nella tanto attesa ‘fase 4’. Club aperti, via al limite di persone che si possono incontrare sia in casa che all’aperto, e ristoranti e pub aperti senza alcuna restrizione: è questa l’immagine dell’Inghilterra che tutti si aspettavano di vedere il 21 giugno, ma per la quale invece bisognerà ancora attendere.
A causare lo slittamento delle riaperture è stato soprattutto il propagarsi quasi inarrestabile della variante Delta, meglio conosciuta come variante ‘indiana’, che rappresenta la stragrande maggioranza dei casi di contagio da SARS-CoV-2 in UK. La zona più colpita è quella che circonda Manchester, dove il numero di casi si sta riavvicinando pericolosamente a quello pre-lockdown di gennaio.
Quello che più preoccupa della variante è l’elevatissima trasmissibilità: trovarsi al chiuso e senza mascherina in presenza di una persona infetta equivale ad una certezza virtuale di contagio, ma anche indossare la mascherina non è sufficiente con questa nuova variante, ha spiegato attraverso i propri profili social il virologo Roberto Burioni.
La ‘corsa alla prima dose’ non paga con la variante indiana. Hancock: “Pausa per poter somministrare ultime seconde dosi”.
Anche la ‘corsa alla prima dose’ che ha avuto inizialmente successo nel Regno Unito sembra invece starsi rivelando un metodo inefficace per contrastare il contagio da variante Delta. Mentre in precedenza una dose di vaccino offriva una buona copertura contro l’infezione, sembra che la protezione dalla variante Delta con un ciclo vaccinale incompleto sia intorno al 30%.
Ma, per quanto si possa essere delusi e preoccupati a seguito di tutto ciò, le notizie positive non mancano. I vaccini ad mRNA si sono infatti dimostrati ampiamente efficaci anche contro questa variante: dopo due dosi di Pfizer, la protezione dal virus si aggira intorno al 96%, mentre con AstraZeneca la copertura è del 92%. Considerando che in UK circa il 45% della popolazione ha già ricevuto due dosi di vaccino, sembra improbabile che le restrizioni si protraggano oltre la nuova data fissata dal Governo se i dati sull’efficacia si dovessero rivelare accurati.
“Questa pausa salverà migliaia di vite permettendoci di somministrare la maggior parte di queste seconde dosi (5,8 milioni di seconde dosi ancora da somministrare agli over-40, n.d.r) prima che le restrizioni vengano rimosse,” sono queste le parole che il Ministro della Salute britannico, Matt Hancock, ha rivolto ai parlamentari nel corso del suo intervento alla House of Commons di lunedì sera. Una presa di tempo necessaria per provare a proteggere i soggetti a rischio e rendere la convivenza con il virus meno dannosa possibile, nella speranza di poter ritrovare quella quotidianità ormai perduta al più presto.