…È già stata detta ogni singola parola
Ma il calabrone non potrebbe volare
E non sapendolo vola…
E dunque è successo: doppio appuntamento per Lorenzo Kruger (di cui sopra una strofa del pezzo Il Calabrone) al Brevevita, la scorsa domenica. E chi se la scorda.
Il Brevevita
Sono arrivata procedendo per grandi falcate dall’Overground alla bottega delle meraviglie, appunto il Brevevita, di cui già vi avevo parlato qui, con la stanchezza in corpo di una settimana intensa. Natalino “the healer”, con lo stile fotonico che lo contraddistingue, mi ha subito guarita dal male grazie a un vino bianco dei suoi. Lettrici e lettori, io continuo a ripetere che assolutamente li dovete assaggiare, e no, non mi paga nessuno per dirvelo.
Mi sono quindi palesata per il primo slot e, arrivata in anticipo, sono riuscita a godermi tutta una serie di piccoli e importanti dettagli nella bolla di fairy lights dell’attesa: il design delle etichette, le coppie al primo appuntamento intente a degustare snack e calici, le avventure di uno chef di Torino, i sorrisi sempre pieni di Silvia.
Lorenzo Kruger vulnerabile
Lorenzo era tra noi, insieme a noi. Una chiave di violino con la testa riccia e gli occhiali. La voce profondissima. Ha cominciato a suonare in ritardo, ma glielo abbiamo perdonato.
“È da molto che non faccio piano e voce”, l’incipit dell’incipit in cui si sono rincorse scuse ma anche big hypes. Lorenzo Kruger, seduto o in piedi, in gruppo o da solista, è magnetico. I testi e la sua interpretazione superano il distacco di un artista raffinato e ricco di sarcasmo, che il pubblico percepisce fermandosi sulla superficie delle cose. Lorenzo Kruger non compiace affatto, anzi sbeffeggia e minimizza, a partire da lui stesso.
Non ha scaletta? Lo dice. Non ricorda le lyrics? Lo dichiara. Fa una battuta che non plana? Si tace e va avanti. Questo, Lorenzo, lo apprezzo assai.
Vedendolo incorniciato nelle sigarette violente, con un faro viola sparato in faccia, immerso per un millesimo di secondo nel silenzio, questo paroliere ha offerto ai presenti tutta la sua vulnerabilità. Nell’intervista che aveva rilasciato qui, rispondendo alla domanda “Se potessi tornare agli anni d’oro dei Nobraino, c’è qualcosa che rifaresti diversamente?”, Kruger ha risposto: “Sono stato maleducato e altezzoso. Questo mi dispiace e vorrei poter riparare con tutti quelli che credono io sia uno stronzo.” Ecco, Lorenzo, quando canti, o meglio, reciti le tue canzoni al piano, tutto passa e diventa altro, diventa leggero, e nel tuo megaverso si rischia di perdersi.
SoloKruger
Dalla crepa dei Nobraino il SoloKruger è l’intarsio d’oro, è il calabrone che nonostante tutto vola, ma a differenza del calabrone, lo sa.