Il 29 Luglio l’artista Meghan B. suonerà al Piano Smithfield di Londra, incantando l’audience britannica con la melodia del suo pianoforte e il suono della sua voce. Ma ecco le sue origini e qualche anteprima del concerto.
Già salita in precedenza sul palco britannico, a distanza di qualche anno, Greta Cipriani, in arte Meghan B., ha deciso di ritornarci – in precedenza ha suonato al Blues Kitchen di Londra – alla ricerca di “nuovi stimoli che possano contaminarla”, come afferma la compositrice, allo scopo di cambiare il suo modo di scrivere in funzione di un pubblico diverso.
La audience ascolterà sia alcune delle sue composizioni al pianoforte, sia le sue nuove canzoni che qualche cover rivisitata, dando modo alla compositrice di mostrare tutto il suo talento, la sua dedizione e il suo spirito musicale ricco di sfumature.
LE ORIGINI DELL’ARTISTA: L’INIZIO DEL PERCORSO MUSICALE
Come hai iniziato il tuo percorso?
“Sono abruzzese di origine. Fin da quando avevo 6 anni mi sono approcciata al pianoforte. Ho frequentato il Conservatorio, mi sono diplomata in Pianoforte a 18 anni e ho proseguito il percorso accademico da pianista classica concertista. Ho studiato con maestri rinomatissimi, anche russi. Mi sono perfezionata a pieni voti presso l’Accademia di Santa Cecilia con il pianista e didatta Sergio Perticaroli.
Mi stavo avviando verso il canonico percorso di concertista classica, quando all’ età di 19 anni è germinato il seme della poesia, come per una sorta di ereditarietà genetica dalla figura di mia madre, la quale ha sempre scritto poesie. La vena creativa l’ho sempre avuta, ma non avevo mai voluto approfondire l’aspetto specifico della poesia in termini di professione. Mi sono dedicata maggiormente alla musica anche se una simbiosi “elettiva” lega le due arti; infatti, le mie immagini poetiche si riflettono sulla musica. Successivamente mi sono approcciata alla composizione, ma l’ho abbracciata soprattutto a livello pianistico, poiché il pianoforte resta il mio strumento principale e il depositario delle tensioni più recondite. Quando ho vinto il primo premio diventando subito Best Musician a livello Europeo (vincendo come pianista compositrice il Tour Music Fest, contest pensato per la musica emergente), mi sono distaccata dall’ ambito classico e ho deciso di pensare la musica più a livello ‘personale’.
Da lì una serie di premi come pianista compositrice: il Platinum Prize e Ispirational Creativity Musical Genius Special Prize al Global Genius Music Competition ; il Gold Award al Mozart International Music Competition, nella categoria “Composition”; il Master Prize al Music Talent Award, ecc. nonché gli ultimi ricevuti (Berlioz International Music Competition, World Gran Prix). Per questo mi sono sentita sempre un ‘ibrido’, perché la mia visione è umanistica e coinvolge vari aspetti dell’arte: lega il classico ad alcuni riferimenti pianistici dell’ambito moderno.
Da qui è nata anche la mia passione per il songwriting. È recente la scrittura di canzoni in inglese e vorrei perfezionarla, pian piano le mie varie anime si stanno conciliando. Proprio quest’anno ho fatto un esperimento in un locale storico romano, l’Alexanderplatz, portando un progetto che unisce questi miei aspetti. Dal background classico ho assorbito alcuni stilemi che ho modificato interfacciandomi con un pubblico differente. È così interessante vedere la scrittura che si evolve a seconda del tipo di fruizione. Ed essendo un’idealista nel profondo, mi piacerebbe nel mio piccolo operare una “battaglia culturale” a favore della propria autenticità contro ogni settorializzazione troppo stretta.
Alcuni miei pezzi sono stati trasmessi su Radio Tre, ho portato una mia composizione come ospite di un programma a Rai Uno, mi piacerebbe raggiungere un pubblico se possibile anche alternativo a quello a cui sono abituata, avendo sempre suonato in teatri e auditorium professionalmente. Ognuno di noi è un unicum fatto al proprio interno di tensioni e distensioni che si intrecciano e modificano a seconda della storia personale e a seconda del proprio senso di “ribellione interna” a imposizioni esterne“.
Da dove è nata questa passione per la musica e per il piano?
“Quando ero piccola, a tre anni, avevo già l’orecchio sviluppato. Possiamo dire che ho sempre avuto un ottimo orecchio. Riconoscevo subito le melodie e tentavo di riprodurle in un piccolo pianoforte giocattolo. Poi abbiamo avuto un pianoforte verticale in casa, che suonava mio fratello più grande. Iniziai a 6 anni a suonare e fui l’unica a proseguire. L’ho sentita sempre una cosa naturale per me e ho costruito nel tempo un percorso a livello personale con varie esperienze, all’interno di istituzioni consolidate e anche fuori. La mia anima sottilmente bohémien mi induceva a frequentare poeti e compositori poiché mi sentivo affine a loro”.
Credi che questa sia sempre stata la tua strada o c’era qualcos’altro che ti sarebbe piaciuto fare se non fossi diventata una grande compositrice? Ti sei mai sentita diversa, perché avevi un’ambizione diversa?
“Non mi sono mai posta il problema di cosa volessi diventare, ho vissuto sempre in maniera spensierata, diciamo un po’ in un’altra dimensione, senza andare troppo a pensare al futuro. Mi veniva tutto naturale. Ma l’ipersensibilità, la timidezza a volte, il fatto di assorbire le cose esterne senza pormi troppe domande, il fatto di aver vissuto per gran parte degli anni in un paese piccolo, ebbene…non è stato facile per me rapportarmi a tutto questo. Non hai molti stimoli quando vivi in un posto molto piccolo e cerchi di compensare il fatto di sentirti a volte un po’ diversa con un tipo di adattamento plausibile. All’inizio mi lasciavo abbagliare da quello che c’era fuori, interiorizzavo determinate cose. Ma devo dire anche che quel posto genuino mi ha abituato ad una sorta di empatizzazione a livello istintivo col mondo naturale circostante e in qualche modo il mio mondo musicale riusciva a riempirmi…Poi ho avuto l’opportunità di frequentare ambienti come conservatori o accademie (hochschules), masterclasses, (concertisti in ambito mondiale) e tutto ciò ha fatto da finestra per il mondo esterno. Se avessi potuto scegliere di essere altro, mi sarebbe piaciuto fare la scrittrice…ma ci vorrebbe davvero un’altra vita nonché una grande onestà intellettuale nei confronti di sé stessi e del mondo circostante, poiché la scrittura detiene a mio avviso un senso di responsabilità sempre alto nei confronti della società e delle generazioni future“.
Il successo tra talento e opportunità

Possiamo dire che fai un lavoro in cui non è facile brillare. Molte volte non conta solo il talento, ma ci vuole anche un briciolo di fortuna o un’occasione giusta al momento giusto. È stato così anche per te?
“In alcuni casi sí. È successo casualmente e spontaneamente di conoscere un compositore messicano, Venus Rey Jr. Mi ha colpito l’ idea che lui ha della musica, simile alla mia, legata all’aspetto passionale, alla filosofia. Tramite lui ho fatto una tournée in Messico, registrando brani per pianoforte, orchestra e soprano, che in realtà erano dei brani realizzati su alcune mie poesie originali, i quali sono usciti per un bellissimo CD della DaVinci Classics “I quattro elementi”. È stata un’occasione di crescita piacevole.
Io sono consapevole che per arrivare ad un determinato pubblico bisogna seguire dei canali predefiniti e ragionare in maniera settoriale. E in realtà mi sento in fase di rivoluzione ultimamente. Negli ultimi tempi si è creata una spaccatura maggiore fra ambiti musicali e pubblico; questa è una cosa che non amo particolarmente, poiché tendo ad avere una visione quasi rinascimentale delle cose.
Per quanto riguarda la fortuna : è come uno sposalizio di tempo, spazio, un’ interazione di intenzioni con le persone giuste al momento giusto. Non è facile in una società che guarda principalmente al profitto immediato. Ma il futuro a volte bisogna prenderlo come una scintilla o come un’aura evanescente, per volerla dire alla Walter Benjamin “come un’apparizione unica di una lontananza”.
C’è qualcosa o qualcuno da cui trai ispirazione per scrivere le tue composizioni?
“Io credo che tutto quello di cui ci siamo cibati e con cui abbiamo familiarizzato ci influenza. Ho suonato il piano per tanto tempo, è normale che alcune cose siano depositate nel DNA. Sicuramente mi ha influenzato l’aspetto lirico di Chopin, il senso della precarietà che aleggia in Debussy o Satie, il ritmo di Prokofiev e la carica meridionale di Piazzolla. Ogni tanto ascolto Brad Mehldau. Diciamo che mi piace captare l’essenza di qualcosa che mi colpisce e sintetizzare i vari aspetti a mio modo. Soprattutto in funzione di un pubblico ultimamente leggermente più pop. Quando scrivo, alcune cose vengono di getto, altre cose le rimodello. A volte sento delle assonanze con la letteratura moderna americana, per esempio, ultimamente leggevo qualcosa di David Forster Wallace e mi colpiva l’uso che faceva del linguaggio attraverso qualche iperbole verbale oppure con quella schiettezza tipica che sa di avant-pop. Ma sono solo le scintille, le intuizioni subitanee quelle pronte a colpirmi. Credo ci siano delle assonanze fra scrittura musicale e parlato, perché si può decidere cosa mettere nel proprio linguaggio a seconda di ciò che si vive”.
Non è la tua prima volta sul palco londinese, ti sei già esibita in precedenza qui Londra. Ma Cosa ti ha portato ad esibirti qui in UK?
“Londra ha un melting pop elevato e io ho bisogno di stimoli che possano contaminarmi. Sento la volontà di staccarmi dall’apparato da cui vengo e di carpire una nuova linfa legata alla musica che sto facendo oltre il piano, il pop in inglese. Ero abituata ad una versione quasi religiosa del concerto, ma ora sto un po’ alterando questo aspetto del sacro per avvicinarmi di più al popolo giovanile, attraverso una musica nuova che prende spunto da fonti differenti (classica, jazz del pop-popolare – in senso anglosassone e americano).
È un esperimento. Mi piacciono gli esperimenti perché sono eclettica, ecco perché sono venuta qui due anni fa, per fare qualcosa che non avevo mai fatto. Avevo la determinazione della scoperta. Mi affascinava questo aspetto della vita reale, di ciò che si prova quando si va in un palco diverso dal teatro o auditorium.…sicuramente dà un’emozione differente e coinvolge il pubblico in un’altra maniera.”
Proposte per il futuro: progetti e iniziative
Qual è il prossimo step nella tua carriera?
“Se alcune cose mi piaceranno e si concilieranno con ciò che sono al momento, è probabile che rimanga a Londra, ma non posso fare una previsione. Ho in progetto altre canzoni in inglese, altre collaborazioni e composizioni al pianoforte. Sono previsti due progetti musicali. Uno come songwriter di Giacomo Voli, il rinomato frontman dei Rhapsody of Fire, che vanta tour a livello mondiale. È un progetto molto particolare e ambizioso (più a livello ideologico) che non desidero spoilerare. L’altro progetto sarà con Venus Rey Jr. sulle mie poesie d’amore in lingua Italiana musicate per pianoforte, soprano, quartetto d’archi, sax e percussioni, che vorremmo portare in giro all’estero.”
Questo è solo uno dei primi appuntamenti qui a Londra? Ci daresti un’anteprima su quelli successivi?
“Sì. Il 29 Luglio, al Piano Smithfield sarà uno spettacolo concentrato sulla mia musica. Porterò alcuni dei miei pezzi per pianoforte e i miei nuovi due singoli nonché qualche cover in un tour di date, alcune da confermare.
Il 14 Agosto suonerò allo Spiritual Bar qui a Londra e poi a Settembre, il 21, presso The Garibaldi Hotel a Northampton. Ci saranno anche altre date, ancora da comunicare, per quanto riguarda un concerto al The Gunners e una nuovamente al Piano Smithfield, ma questa volta in una versione ridotta”.
Qual è il tuo pezzo preferito? Perché? Lo suonerai il 29?
“Uno dei pezzi che sento affine per spirito romantico a livello classico, ma che non ho mai suonato in pubblico, è la ‘Kreisleriana’ di Schumann. Oppure, sgattaiolando nel rock, adoro l’album “Atom heart mother” dei Pink Floyd. Tarantella di Liszt o Lilac wine di Jeff Buckley. Varie canzoni di Thom Yorke. Ma non li suonerò il 29. Non suonerò pezzi classici, suonerò miei pezzi che riprendono qualcosa dal classico, oltre ai brani in stile più pop.
Un mio pezzo, ad esempio, ‘Tangueria’ , oppure ‘Le onde’, rappresenta un’ operazione di sintesi, perché la musica classica in sé è prolissa e ricca e io tendo a veicolare la complessità in una forma più accessibile che non si discosti dalla vita che vivo“.
I dettagli sull’evento e l’abbraccio di Meghan
“Vi aspetto al concerto!! Un caro saluto e ringraziamento a voi e a tutta la comunità italiana qui in UK!”
Doors : 19:00
Show : 20:00
Riferimenti per acquistare il biglietto: https://www.eventbrite.com/e/meghan-b-at-piano-smithfield-tickets-1434874170269?aff=oddtdtcreator&fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR6w9QMx3nI4s_1fJF-ORJGEMGAzc1Ts5XbbcseYrlL5DQ9LglRFTcAsg2bHgQ_aem_iipSZzPuAj6fKUXjES8CCg
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