Poggio, l’intervista: “Logistica polmone della globalizzazione”

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Poggio, managing director di Aprile e direttore della Camera di Commercio. La logistica fra Covid e Brexit.
Poggio, managing director di Aprile e direttore della Camera di Commercio. La logistica fra Covid e Brexit.

Poggio, managing director di Aprile, racconta la logistica nei tempi del Covid in una serie di interviste rilasciate a Londra Notizie 24.

Giorgio Poggio, managing director in Aprile

Abbiamo avuto l’occasione di intervistare uno tra i più importanti supplier del canale di comunicazione tra Italia e Regno UnitoGiorgio Poggio. Giovane imprenditore, Poggio lavora nella supply chain da circa 30 anni.

A poco più di 20 anni inizia ad apprendere i ferri del mestiere in OCS. A cavallo del secondo millennio passa a lavorare per la Maersk Logistic, dove rimane fino al 2013, anno in cui si trasferisce in Aprile.

Genovese di nascita, laureato in Scienze Politiche all’Università degli studi di Genoa, è ora anche direttore della Camera di Commercio Italiana a Londra. In contemporanea a tutte queste attività, il direttore Poggio possiede anche un canale YouTube dove pubblica video esplicativi inerenti alla sua professione.

Il ruolo della logistica nel mondo globalizzato

Direttore Poggio, negli ultimi tempi abbiamo sentito spesso parlare del suo campo, la logistica. Ci potrebbe spiegare cosa è questo segmento dell’economia mondiale?

Poggio: “Logistica come polmone della globalizzazione.”
Poggio: “Logistica come polmone della globalizzazione.”

La logistica è definita meglio dagli inglesi: la chiamano “supply chain management”, ovvero gestione delle merci all’interno di un processo. 

Noi tutti facciamo logistica, nel momento in cui andiamo a comprare qualcosa. Come consumatori abbiamo due diversi tipi di logistica: c’è lo storage (compriamo il venerdì per la settimana che arriva), oppure il just in time (ccompriamo tutti i giorni i prodotti). Basti pensare al problema dei detersivi: li compro tutti e li metto sotto al lavandino? Oppure prendo quelli che mi servono e poi quando stanno per finire faccio rifornimento? Questo stesso approccio si può tradurre su tutto il mondo della supply chain.

In realtà, la logistica è come il basso in un complesso rock. Se c’è, non lo consideri nemmeno; ma, se manca, crolla tutto il pezzo. Noi siamo esattamente questo. Purtroppo, in pochi danno importanza alla logistica. Chi lo fa o lo ha fatto, invece, ha vinto nel lungo termine. Si pensi ad Amazon, un 5PL (5 provider logistic ndr): fa tutto e chiede l’abbonamento ad Amazon Prime, il loro servizio esclusivo di spedizione. 

La logistica è talmente importante da sancire vincitori e sconfitti nelle guerre. Gli esempi della Russia ce lo insegnano. Una volta che i russi ti tagliano le linee e bruciano tutto, non riesci a fare logistica, e perdi.

Aprile è una delle società che si occupa di orchestrare tutti gli step della supply chain, da un punto altro del mondo. Se tu acquisti un contenitore in Cina, devi contattare chi lo vende, coordinando la prontezza della merce; poi, andare con un camion dal produttore a caricarlo; arrivare alla dogana e fare l’operazione con un operatore; il terminal deve mettere a bordo il contenitore; la nave deve salpare, affinché il contenitore arrivi a destinazione; poi, il processo all’inverso, perché la merce arrivi al consumatore. Dunque, due sono le opzioni: o un’azienda fa da soli questi passaggi; o si affida ad operatori logistici (come la nostra), per garantire risultato e tempi di consegna

Negli anni ‘90 era difficile organizzare un viaggio e ci si affidava alle agenzia di viaggio. Ora, viaggiare è più semplice e non abbiamo bisogno di intermediari. Per le merci, invece, la complessità è rimasta. L’incidenza delle variabili è talmente ampia che c’è bisogno di un team di esperti che ti aiuti: noi siamo quel tipo di esperti. Sopratutto, per l’International Supply Chain (la gestione approvvigionamento delle risorse a livello internazionale) c’è bisogno di un team specifico che se ne occupi. 

Il motivo per cui si parla di noi è perché, al momento, c’è un caos totale, sopratutto sul palcoscenico internazionale. Insomma, la logistica è come il polmone della globalizzazione: quando funziona, non te ne accorgi; quando c’è un intoppo, invece, la sensazione è che manchi il respiro all’economia, cosa che sta succedendo negli ultimi tempi.

Poggio, la supply chain durante la pandemia

Negli ultimi tempi si è spesso parlato dei problemi intrinsechi della logistica, in merito alla situazione CoVID. Un esempio è l’incidente nel canale di Suez di qualche mese fa, poi i problemi in Regno Unito. È corretto dire che la logistica ha fallito nel continuare il suo ruolo durante l’era della pandemia?

La risposta breve è: no, non è corretto. Durante la pandemia, la logistica ha fatto vedere di essere capace di gestire situazioni particolari, straordinarie. Tutti hanno mangiato e lavorato e la logistica ha lavorato. Abbiamo dato prova spettacolare. 

Il problema è stato dopo, con l’effetto rebound. Si immagini di spegnere la luce del mondo. È facile chiudere tutto. Il difficile è riaccendere la luce, ricominciare. Quando abbiamo acceso la luce, abbiamo sovraccaricato il generatore di corrente.

D’altronde basti pensare al normale flusso di contenitori che arrivano ad un porto. Per un momento, si fermano; poi riprendono ad una velocità trenta volte quella iniziale. Le capacità di gestione, però, sono sempre le stesse. Ne consegue che non riesci a smaltire il lavoro, ma non è colpa della logistica. È il porto che non è costruito per gestire quel numero in un colpo solo. Così si genera il primo ritardo: se metti che tutti i porti sono nella stessa situazione, il ritardo si accumula. Tuttavia, non si poteva fare altro: il mondo non si poteva accendere in maniera graduale. Si doveva accendere, punto.

Certo, c’è anche stata una serie di sfortunati eventi. La nave di Suez ha creato un ulteriore ritardo su tutta la supply chain. Per quanto riguarda il problema dei camionisti in Regno Unito: in realtà, il problema non è locale.

Abbiamo scoperto che in Europa ci mancano 400mila autisti, non è qualcosa che riguarda solo la Gran Bretagna. Inoltre, l’età media di questi è di circa 55 anni: fra poco, andranno in pensione. 

È un chiaro indizio sulle prossime mosse: dobbiamo rivedere i trasporti via gomma, altrimenti non riusciremo a gestire l’ultimo miglio. Oggi già lo vediamo: la consegna arriva ad una settimana di distanza dal arrivo del contenitore e questo ritarda anche il rientro dello stesso. Si sta creando un pericoloso circolo vizioso.

Le prossime interviste della serie verranno rilasciate a breve sul sito ufficiale di LondraNotizie24

 

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