Back to Terra Firma: la distopia rurale sul palco a Londra

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La scena dello spettacolo Back to Terra Firma al Theatre503 di Londra (ph. R. Leotti).
La scena dello spettacolo Back to Terra Firma al Theatre503 di Londra (ph. R. Leotti).

Si è da poco conclusa al Theatre503 la programmazione di Back to Terra Firma, della drammaturgia scritta e diretta da Tamsin Flower che vede nel cast anche la partecipazione dell’attrice Italo-britannica Barbara D’Alterio.

Ritorno alla Terra Ferma, osservazioni su un scenario di futuro possibile

Si è da poco conclusa al Theatre503 di Londra la programmazione di Back to Terra Firma, della drammaturgia scritta e diretta da Tamsin Flower che vede nel cast anche la partecipazione dell’attrice Italo-britannica Barbara D’Alterio.

Back to Terra Firma è una rappresentazione di uno futuro decadente, distopico sì.. ma non troppo distante dal nostro presente.

Ispirata dal vissuto della Flower in zone rurali e nella capitale britannica, la piece in scena rimanda al conflitto e ai limiti di questi due mo(n)di di vivere.

Back to Terra Firma si apre con James, interpretato dal brillante Matthew Coulton, in una zona rurale non ben specificata mentre si prodiga con la sorella Sarah (Barbara D’Alterio) ad accudire un ragazzo piombato improvvisamente nella loro comunità.

Boy, il nome con cui viene chiamato il giovane a inizio spettacolo, ha il volto di Cameron Tindall (l’attore al suo debutto teatrale) è piovuto dal cielo… con un paracadute.

Il fuggitivo è scappato da una realtà ben diversa dalla comunità rurale, ma che gli ha lasciato segni profondi seppur non visibili.

Il pubblico viene così portato a empatizzare per questo ragazzo fragile, dal volto triste e che non parla mai.

In presenza di estranei, poi, si sposta sempre a un’estremità del palco per isolarsi oppure si nasconde tra le cassette di legno della versatile scenografia disegnata da Joy Chen.

L’unico rapporto che sta costruendo a fatica è proprio con il buon James, anch se i dialoghi sono faticosi, dove la parola è spesso sostituita dal linguaggio dei segni.

L’arrivo di Olivia, una donna d’affari di città (interpretata dall’attrice Linn Johansson) con cui James ha rapporti di lavoro, finisce presto per destabilizzare l’equilibrio precario della casa quando i due si innamorano.

Il loro primo appuntamento si rivela quasi fatale per Olivia, James deve uscire per aiutare un membro della comunità in emergenza e, anzichè portare Boy dalla sorella come concordato, lo lascia a casa.

Il contrattempo determina il punto di svolta nella narrazione perché Olivia si ritrova da sola e alla mercé del ragazzo; il momento drammatico che sta per compiersi rivelerà al pubblico la vera identità del ragazzo e porterà i protagonisti a prendere decisioni sulla loro vita: città o comunità rurale?

In Terra firma si parla di accoglienza e di cambiamento climatico

La drammaturgia non è solo la storia d’amore di James e Olivia, la loro relazione è strumentale alla discussione di altri temi.

A cominciare dal tema dell’accoglienza qui ben rappresentata dai personaggi di Sarah e James; altro tema significativo è il cambio climatico (“Non è possibile che piova a metà giugno“), le ripercussioni sui raccolti e monito per un sistema agro-alimentare sostenibile e che possa garantire sufficienti al nostro sostentamento.

In Back to Terra Firma, Tamsin Flower ha il pregio di essere riuscita ad affrontare gli argomenti trattati con uno script scorrevole, con passaggi comici che danno quel respiro e leggerezza nei picchi drammatici.

Un altro elemento che abbiamo molto apprezzato è il rimando alla cultura contadina, quella che in Italia ritroviamo nei detti dei nostri nonni. Qui lo ritroviamo in un passaggio dove James e Olivia parlano delle previsioni del tempo, del totale affidamento della donna alla tecnologia contrapposta ad un “sentimento di pancia” di James.

Chissà se questo non porti a un futuro cortometraggio, chissà. Le premesse ci sono.

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